La denuncia di una donna: “Ore in attesa al pronto soccorso, la mia barella accanto a un morto”
“Per me – il racconto della donna – è stato come varcare le porte dell’inferno. Diciotto ore di pronto soccorso in condizioni disumane. Quel giorno c’erano stati parecchi accessi. Quindi col piede sanguinante e addosso il tremore della scarica di adrenalina, sono stata messa su una barella e portata in quello che chiamano ‘la zona nuova del pronto soccorso’. Praticamente uno stanzone – bunker in cui c’erano più o meno 60 malati. I telefonini non prendevano. Ho avuto subito una crisi di pianto. Nessuno si è degnato di chiedermi qualcosa, almeno mi avrebbe infuso coraggio”. Antonella è rimasta ore in attesa, in mezzo a persone che stavano male, le quali non sarebbero state oggetto di attenzione da parte del personale medico. Addirittura avrebbe passato ore accanto a un uomo ormai deceduto e spostato solo dopo molto tempo il suo arrivo. “Una donna colpita da ictus viene lasciata nuda – continua il racconto – Un’altra, in preda a dolori lancinanti alla schiena, dopo un bel po’ viene visitata e si scopre che ha un collasso delle vertebre. Quindi non può più alzarsi per andare in bagno. Le viene messo il pannolone e le viene fatto un clistere: poi viene lasciata sporca per ore. Era accanto a me, ho sentito bene quante volte ha implorato aiuto”.
A un certo punto Vittore decide di andare a parlare con la responsabile del reparto, per conoscere la sua situazione e sapere quanto tempo ci sarebbe voluto prima di tornare a casa. “Sto lì, aspettando di conferire, e lei mi tratta in malo modo dicendo che non posso stare col piede sanguinante, che sporca tutto… Ripete di essere impegnata con un codice rosso, cosa non vera, e a quel punto perdo la pazienza. Lei candidamente risponde “io non so neanche chi è lei”…. Ah bene… Neanche sai chi c’è nel reparto di cui sei responsabile? Le dico che sono lì dalle 8 della sera precedente e vorrei andare in una clinica privata. Mi manda a quel paese. Fatto sta che dopo poco arriva il famoso chirurgo degli arti che mi medica, mette i punti di sutura e spiega tutta la situazione, trattandomi come un essere umano”.