Elena uccisa dalla mamma, la criminologa: «Sono donne lasciate sole da tutti, eliminano i figli per colpire i mariti»
Una madre che uccide la figlia. Il caso di Catania, purtroppo, è l’ennesimo di una tragica serie. Flaminia Bolzan, criminologa, cosa sta accadendo?
«Le motivazioni psicologiche dietro i figlicidi vanno indagate caso per caso. Alcune volte, ci sono motivazioni di carattere psichiatrico, ma non sempre. Nella vicenda di Catania, la donna ha costruito una storia seppure inverosimile. Ideare un racconto non implica necessariamente premeditazione, potrebbe essere una soluzione adottata dopo. Qui sarà l’autopsia della bambina a farcelo capire».
Si parla di un tentativo di addossare le colpe al marito: anche questo è frequente?
«Lo schema è quello, diciamo, di Medea: uccidere la figlia per togliere qualcosa di caro al marito che si ritiene responsabile di una cosa atroce».
I casi di madri assassine sono aumentati, nel tempo, o è solo che li vediamo di più?
«I figlicidi ci sono sempre stati. In epoca romana vigeva la patria potestà che includeva il diritto di uccidere il proprio figlio. Sicuramente, oggi i casi sembrano di più perché effettivamente sono di più quelli dei quali abbiamo notizia. C’è maggiore accesso alle informazioni. Notizie che un tempo erano per addetti ai lavori, oggi rimbalzano nel web».
Il cambiamento della famiglia e la minore rete di sostegno possono giocare un ruolo?
«Le donne, un tempo, specie nei primi anni della loro genitorialità, erano aiutate, oggi ci troviamo a fronteggiare una carenza di rete sociale. Bisogna vedere se tra le cause dei figlicidi si identifica un aspetto depressivo importante della madre post-gravidanza».
Come si può intervenire per fare prevenzione?
«Supportare le donne in gravidanza è importante, come lo è fare educazione emotiva. Molti adulti non sanno riconoscere le emozioni e hanno difficoltà a regolarle. Non è detto che tali azioni abbiano ricadute sul futuro numero di madri assassine, ma, di certo, favoriscono il benessere delle persone».