Omicidio Marco Vannini, Antonio Ciontoli non è più Cavaliere della Repubblica

Italia

Su disposizione del cancelliere dell’Ordine, si comunica che il signor Antonio Ciontoli, in seguito alla sentenza di condanna a 14 anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per omicidio volontario con dolo eventuale, emessa dalla Corte d’Assise di Appello di Roma il 30 settembre 2020 e confermata dalla Cassazione il 3 maggio 2021, è stato privato dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine ‘Al merito della Repubblica italiana’, conferitagli con decreto del Presidente della Repubblica in data 27 dicembre 2008″.

È stato scritto sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il 9 ottobre. Significa che Antonio Ciontoli non può più vantarsi di essere un Cavaliere della Repubblica. A Ciontoli è stato tolto il titolo perché ha sulle spalle una condanna definitiva per aver ucciso con un colpo di pistola Marco Vannini, il fidanzato di sua figlia Martina. Insieme con lui sono stati condannati, a nove anni e quattro mesi di reclusione, anche sua moglie Maria Pezzillo e i loro figli Martina e Federico.

Erano stati proprio i familiari di Marco Vannini a chiedere che a Ciontoli venisse revocata l’onorificenza. Roberto Carlini, lo zio di Marco, a giugno aveva detto a Giallo: «Ciontoli si è sempre vantato di essere Cavaliere della Repubblica, nominato dal Capo dello Stato.

Ebbene, ora in considerazione della condanna definitiva che la Cassazione gli ha inflitto, è opportuno, così come previsto, che quella onorificenza gli venga revocata. L’Italia non ha tra i Cavalieri personaggi condannati per omicidio. Per questo, con Marina e Valerio, i genitori di Marco, chiediamo che quel titolo gli venga tolto». Sono stati accontentati. Rispetto alle accuse, Ciontoli si è difeso sostenendo di aver sparato per errore mentre faceva uno scherzo a Marco.

Una versione “imbarazzante” ma che, in assenza di testimonianze contrarie, è stata presa per vera. L’uomo, inoltre, ha tentato di scagionare la sua famiglia, addossandosi l’intera responsabilità dell’accaduto. Torniamo a quella tragica sera di sei anni fa.

Dopo lo sparo, Marco, 20 anni, è rimasto per 110 minuti senza che nessuno abbia chiamato un’ambulanza e fatto intervenire i medici. Eppure gli avevano sparato con una pistola calibro 9, una delle armi più potenti sul mercato. Il ragazzo urlava, si disperava, chiedeva aiuto. Niente da fare. Nessuno ha mosso un dito per salvarlo. In quei drammatici momenti non è chiaro che cosa sia accaduto in casa. Marco è stato pulito e rivestito.

Così come è stata poi ripulita l’abitazione. I Ciontoli pensavano di curarlo con acqua e zucchero. È stata Maria Pezzillo a portargliene un bicchiere. Quando la situazione era ormai compromessa, dal piano superiore Marco è stato Ciontoli ha trovato il coraggio di entrare nella sala del pronto soccorso e di rivolgere al medico una richiesta incredibile. Gli ha chiesto di omette re di scrivere sul referto che il ragazzo era stato attinto da un colpo d’arma da fuoco.

Poco dopo Marco è morto a causa di un’emorragia. I Ciontoli, di fronte a una simile tragedia di cui sono stati responsabili, anziché assumersi le proprie colpe hanno iniziato a raccontare menzogne. Le indagini, purtroppo, sono state lacunose, come ammesso dagli stessi giudici che hanno condannato l’intera famiglia. La casa non è stata posta sotto sequestro e Ciontoli, nonostante gli iniziali cambi di versione, non è stato subito arrestato. Nelle varie sentenze i giudici hanno comunque rimarcato come i Ciontoli abbiano mentito. Alla luce di tutto ciò, l’Italia non poteva avere tra i Cavalieri al merito della Repubblica un uomo condannato per aver sparato a un ragazzo di 20 anni per poi lasciarlo morire così.

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