Processo Erba, sfuma la revisione: la Cassazione respinge il ricorso di Rosa e Olindo
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dai difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo per la strage di Erba avvenuta nel dicembre 2006. I legali dei coniugi avevano impugnato la decisione della Corte d’Appello di Brescia, che aveva già respinto la richiesta di revisione della sentenza. La decisione dei giudici supremi ha confermato l’inammissibilità del ricorso, chiudendo ogni possibilità di riaprire il caso.
L’avvocato Fabio Schembri, legale della coppia, ha manifestato la propria delusione per il verdetto: “C’è grande amarezza, ci attendevamo un esito diverso”. Anche Azouz Marzouk, che nella strage perse la moglie Raffaella Castagna e il figlio Youssef, ha commentato brevemente la decisione: “Nessun commento oltre l’ennesima delusione”. Marzouk, da tempo, si è dichiarato convinto dell’innocenza dei coniugi.
Un’altra voce critica è quella di Cuno Tarfusser, ex magistrato che aveva richiesto la revisione del processo nonostante il parere contrario della Procura generale di Milano. Tarfusser ha espresso il proprio dispiacere per l’esito del caso: “Penso che la Giustizia, quella con la G maiuscola, quella in cui ho creduto e che ho servito per 40 anni, ha perso. Mi dispiace per i due cui non è stata data la possibilità di dimostrare la loro innocenza”. L’ex magistrato ha inoltre aggiunto: “Rifarei tutto quello che ho fatto, convinto di avere fatto il mio dovere. Oggi posso solo dire di essere dispiaciuto e contento di non far più parte di un ordine in cui ho creduto e che ho sempre servito con entusiasmo e dedizione”.
La decisione della Cassazione è arrivata dopo che il sostituto procuratore generale, Giulio Monferini, aveva chiesto di dichiarare inammissibile il ricorso. Durante il suo intervento, il magistrato ha definito le cosiddette nuove prove presentate dai legali della coppia come “mere congetture, astratte”. Secondo il pg, queste prove non sarebbero in grado di mettere in discussione gli elementi fondamentali che hanno portato alla condanna di Rosa Bazzi e Olindo Romano, ovvero “le dichiarazioni del sopravvissuto, le confessioni e le tracce ematiche”. Monferini ha inoltre sottolineato che le prove proposte non sono “nuove o significative, cioè capaci di scardinare la struttura motivazionale delle sentenze di condanna”.
Prima dell’udienza, l’avvocato Fabio Schembri aveva dichiarato ai giornalisti presenti davanti al palazzo della Corte di Cassazione che i suoi assistiti “attendono l’esito del ricorso. Naturalmente sperano che il ricorso venga accolto, poi saranno i giudici a deciderlo”. Il legale ha ribadito la presenza di prove nuove che, secondo lui, avrebbero potuto influire sulla sentenza: “Molti degli elementi che avevamo allegato non sono stati considerati come attuali e nuovi e questo noi lo contestiamo. Ci sono diverse prove nuove, tutte importanti perché vanno singolarmente e unitamente a impattare sugli argomenti che sorreggono la sentenza di condanna. E alcune di esse impattano sulla incompatibilità di Olindo e Rosa di compiere la strage”. In aula, Schembri ha insistito sul fatto che i coniugi non sarebbero capaci di elaborare “strategie sofisticate come lascia intendere la Corte d’Appello di Brescia”.
La strage di Erba, avvenuta l’11 dicembre 2006, ha segnato profondamente l’opinione pubblica italiana. Quel giorno, con spranghe e coltelli, vennero uccisi Raffaella Castagna, il figlio di due anni Youssef Marzouk e la nonna materna del piccolo, Paola Galli. Olindo Romano e Rosa Bazzi sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo per il brutale omicidio, ma negli anni hanno continuato a proclamarsi innocenti, sostenuti dai loro legali e da alcuni esperti.
La decisione della Cassazione, attesa con ansia dai protagonisti, è arrivata nella serata di ieri. Olindo Romano ha seguito l’esito dal carcere di Opera, mentre la moglie Rosa Bazzi si trova detenuta a Bollate. Entrambi hanno accolto la notizia con rassegnazione, consapevoli che questa fosse probabilmente l’ultima possibilità di ottenere una revisione della sentenza.