Volontari al lavoro per togliere il fango dalla chiesa di Sesto Fiorentino: “Un gesto dovuto per la nostra città”
I suoni che seguono un’alluvione sono inconfondibili e familiari per chi vive in zone colpite da eventi simili. Il rumore dei mezzi della protezione civile, il fruscio delle pale che rimuovono il fango e lo scroscio dell’acqua sono il sottofondo di una giornata di lavoro intenso. Iacopo, un giovane volontario, conosce bene questi suoni. L’anno scorso, insieme ad altri volontari, aveva già partecipato alle operazioni di soccorso nel comune limitrofo di Campi Bisenzio. Oggi, però, è in prima linea per ripulire Sesto Fiorentino, la sua città natale.
La piazza del Pieve di San Martino è affollata di giovani, tutti coperti di fango e impegnati in diverse attività. Alcuni spazzano via il fango, altri trasportano tubi per l’idrovora, mentre altri ancora raccolgono mobili e oggetti danneggiati dall’acqua. “Ci siamo organizzati velocemente su WhatsApp. Già da ieri pomeriggio, anche se eravamo poco preparati. Oggi è diverso, sono arrivate le pompe e le ruspe,” spiega Iacopo, il cui viso è segnato dal fango, ma il suo sguardo trasmette determinazione e energia. “Fosse per loro non si fermerebbero mai,” commenta con un sorriso il parroco Don Daniele Bani, anch’egli attivamente coinvolto nelle operazioni di pulizia.
Don Daniele è in campo con i suoi ragazzi, lavorando da stamattina con l’acqua fino alle ginocchia e le mani immerse nella melma. La sua felpa nera, macchiata di fango, è la testimonianza tangibile del suo impegno. All’esterno della cripta, una catasta di mobili impregnati d’acqua attesta la devastazione. La protezione civile ha agito rapidamente per rimuovere l’acqua che stava invadendo gli ambienti, mentre “l’acqua è entrata anche in chiesa, ma abbiamo pulito tutto e oggi siamo riusciti a dire messa alle 18,” aggiunge il parroco.
Il lavoro dei giovani volontari non si è fermato qui. Con pale alla mano, hanno rimosso il fango dal cortile, accumulandolo per facilitarne la rimozione da parte delle ruspe. Infine, si sono formati in una lunga catena umana per salvare ciò che era recuperabile all’interno della cripta. “L’anno scorso eravamo partiti a Campi Bisenzio per aiutare dopo l’alluvione. Questa volta è stata colpita la nostra città, non potevamo fare altro che metterci all’opera,” racconta Iacopo, concentrato sui suoi compagni che continuano a lavorare.
Il senso di comunità è palpabile, e Don Daniele non può fare a meno di notarlo. “Questo movimento umano è davvero bello. Tutti questi ragazzi, ma anche gli adulti, così attivi e solidali, pronti ad aiutare il prossimo quando c’è bisogno,” afferma, mentre inizia a spegnere le luci del cortile. “Per oggi abbiamo fatto abbastanza,” conclude il parroco, salutando e ringraziando i ragazzi per il loro impegno.
La risposta della comunità di Sesto Fiorentino è stata rapida e coordinata. I volontari, spinti da un forte senso di responsabilità e solidarietà, si sono uniti per affrontare le conseguenze dell’alluvione, dimostrando che, anche nei momenti più difficili, la forza della comunità può fare la differenza. La loro mobilitazione non solo ha contribuito a ripulire la città, ma ha anche rafforzato i legami tra i cittadini, creando un senso di unità e cooperazione.
