Omicidio Willy, Gabriele Bianchi: “Meglio morire in prigione che ammettere di averlo colpito”
Durante l’udienza odierna presso la Corte d’Appello bis, Gabriele Bianchi ha espresso il suo dolore per la morte di Willy Monteiro Duarte, affermando di non averlo mai colpito. In attesa della sentenza, che potrebbe stabilire la sua condanna all’ergastolo, Gabriele ha dichiarato: “Voglio pagare per le mie colpe ma non ho colpito Willy. Preferisco morire in carcere piuttosto che dire di averlo colpito.” Rivolgendosi alla famiglia di Willy, ha aggiunto di essere pronto a rispondere alle loro domande e di essere profondamente addolorato per l’accaduto.
Gabriele ha continuato a esprimere il suo rammarico, dicendo: “Se potessi cambierei le sorti di quella sera ma purtroppo non si può. Sono una persona migliore e lo sto dimostrando in tutti i modi: desidero che mi venga data una speranza e possa abbracciare mio figlio fuori dalle mura del carcere.” Ha anche ringraziato la sua compagna, la madre di suo figlio, per il sostegno ricevuto in questo difficile percorso.
Subito dopo, è intervenuto il fratello Marco Bianchi, il quale ha ammesso di aver colpito Willy con un calcio, ma ha negato di essere responsabile della sua morte. “Mi dispiace di aver dato un calcio a Willy, e non mi nascondo. Mi dispiace che mio fratello sia stato coinvolto, ma lui non lo ha mai toccato,” ha dichiarato Marco. Ha continuato a sostenere che la responsabilità per la morte di Willy non può ricadere su di lui o su Gabriele, affermando: “Sono responsabile del calcio a Willy ma non della morte di Willy. La responsabilità è stata mia del calcio al fianco ma oltre a quello non abbiamo mai toccato Willy e non lo abbiamo mai ferito a terra.”
Marco Bianchi ha poi chiesto una pena equa, sottolineando il dolore della famiglia di Willy: “Spero in una pena giusta, non sono colpevole della morte di Willy e soprattutto non lo è mio fratello. Voglio chiedere scusa alla famiglia di Willy, alla madre. So che la madre che perde un figlio ha un dolore enorme.” Ha espresso consapevolezza della gravità della situazione, aggiungendo: “Ne sono consapevole, è una disgrazia e chiedo perdono. Non bastano le scuse per quella povera madre ma noi abbiamo sempre detto la verità.”
Oggi si attende la sentenza della Corte d’Appello bis per i fratelli Bianchi, a seguito di un rinvio avvenuto un mese fa. La Cassazione aveva richiesto un nuovo processo per rivedere la parte relativa alle attenuanti, ritenute insufficienti. In primo grado, Marco e Gabriele Bianchi erano stati condannati all’ergastolo, mentre in secondo grado la pena era stata ridotta a ventiquattro anni di carcere. I giudici avevano riconosciuto il ‘dolo eventuale’, ossia la mancanza della volontà di uccidere. Le pene per gli altri due coinvolti, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, sono state confermate, rispettivamente di ventuno e ventitré anni di carcere.
La madre di Willy Monteiro Duarte, in precedenti dichiarazioni, ha espresso la sua delusione nei confronti dei fratelli Bianchi, affermando che non mostrano segni di pentimento dopo anni di detenzione. La sua posizione è stata chiara: “Delusa da fratelli Bianchi, nessun pentimento dopo anni di carcere.”
La situazione rimane tesa e complessa mentre il processo continua a suscitare interesse e dibattito nell’opinione pubblica. Le dichiarazioni di Gabriele e Marco Bianchi hanno sollevato interrogativi sulla loro reale responsabilità nell’omicidio di Willy, con molti che si schierano a favore di una revisione della pena. Il processo non solo ha messo in luce le dinamiche familiari, ma ha anche acceso un ampio dibattito sulla giustizia e sulla responsabilità individuale.
