La drammatica metamorfosi del docente di Gaza: prima e dopo la detenzione in Israele
Un insegnante palestinese racconta il calvario vissuto durante la prigionia in Israele: torture, maltrattamenti e una lotta per sopravvivere che lascia il segno.
Un insegnante palestinese di Gaza, Ibrahim Mohammad Khaleel al-Shaweesh, ha condiviso il suo tragico racconto dopo essere stato detenuto dall’IDF (Forze di Difesa Israeliane) per 45 giorni. Arrestato il 10 dicembre 2023, circa due mesi dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre e l’invasione israeliana di Gaza, l’uomo sostiene di aver subito torture fisiche e psicologiche che lo hanno lasciato profondamente segnato. La sua testimonianza, riportata da Middle East Eye, getta luce sulle condizioni disumane che avrebbe affrontato durante la sua prigionia.
Un calvario di 45 giorni: bendato e in ginocchio
Al-Shaweesh ha raccontato di essere stato trattenuto in una caserma militare dove sarebbe stato sottoposto a “torture indescrivibili”. Durante il periodo di detenzione iniziale, ha dichiarato di essere rimasto bendato, ammanettato e costretto a stare in ginocchio per 45 giorni consecutivi. “Mi hanno fatto pregare Dio Onnipotente in quella posizione”, ha detto in un video diffuso sui social media dal media britannico.
L’insegnante, originario di Beit Hanoun, nel nord di Gaza, è stato successivamente trasferito nella prigione di Al-Naqab, situata nel deserto del Negev, in Israele. Qui, secondo il suo racconto, lui e altri detenuti avrebbero subito ulteriori forme di tortura, tra cui l’uso di elettroshock e l’impiego di cani. Le immagini scattate prima e dopo la sua prigionia mostrano una trasformazione drammatica: il suo corpo è visibilmente emaciato, con il volto ridotto a uno stato scheletrico.
Detenuti rilasciati in condizioni precarie
Il rilascio di Al-Shaweesh è avvenuto nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, che ha portato alla liberazione di 183 prigionieri palestinesi. Tuttavia, molti dei detenuti rilasciati sono apparsi in condizioni di salute critiche, con segni evidenti di malnutrizione e abusi. I prigionieri sono stati trasportati in autobus verso la Cisgiordania e Gaza, dove sono stati accolti dalle loro famiglie.
Parallelamente, tre ostaggi israeliani – Eli Sharabi, Ohad Ben Ami e Or Levy – sequestrati durante gli attacchi del 7 ottobre, sono stati liberati da Hamas nello stesso periodo. Anche loro sono apparsi visibilmente debilitati, mostrando il peso della prigionia. Dopo essere stati consegnati alla Croce Rossa nella Striscia di Gaza, sono stati trasportati in aereo dall’IDF per essere ricongiunti con le loro famiglie in Israele.
Una vicenda che solleva interrogativi
Non è ancora chiaro con quali accuse Al-Shaweesh sia stato arrestato. Tuttavia, la sua testimonianza mette in evidenza le difficili condizioni affrontate da molti prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Il suo caso si inserisce in un contesto più ampio di tensioni e sofferenze umanitarie nella regione, aggravate dal conflitto tra Israele e Hamas.
Questa vicenda solleva domande cruciali sulle pratiche adottate durante le detenzioni e sull’impatto devastante che queste hanno sui diritti umani. La storia di Ibrahim Mohammad Khaleel al-Shaweesh non è solo un racconto personale, ma un riflesso delle conseguenze profonde del conflitto su entrambe le parti coinvolte.