La Regina Elisabetta senza Filippo dirà addio al trono

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E’stato il compleanno più triste, quello che Elisabetta ha compiuto il 21 aprile scorso. Il primo senza Filippo, il compagno di una vita, di cui si era innamorata ben 82 anni fa quando, ancora tredicenne, lo aveva visto, bello e fatale, in divisa da cadetto, al Royal Naval College di Dartmouth.

Era il 1939, e dopo un lungo corteggiamento via lettera, lo avrebbe sposato nel 1947, in una Londra ancora povera e in macerie dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nozze semplici e spartane, così come è stata “minimale”, causa Covid, la cerimonia funebre dello scorso 17 aprile: solo 30 invitati all’ultimo saluto, un addio quasi in sordina per un principe che era stato invece così pieno di vita e così amante della gente, dei sudditi e della popolarità. Si può solo immaginare cosa ha significato per la Regina perdere un uomo che è stato al proprio fianco, moralmente e fisicamente per oltre 73 anni di matrimonio.

Elisabetta, nel suo stile “british”, non si è abbandonata a pianti e a urla, ma tutte le testimonianze concordano nel dire che è molto provata. Anche le poche parole da lei scelte per commemorare il marito, nella loro sobrietà, sono significative: «È stato la mia forza per tutti questi anni.

Io, l’intera famiglia, questo Paese e molti altri hanno verso di lui un debito più grande di quello che lui oserebbe rivendicare». Il principe Andrea, il terzogenito della famiglia, ha rincarato la dose, dicendo che la madre sente «un vuoto enorme». E come potrebbe essere diversamente? Al potere si è molto soli, ed Elisabetta ha provato questa solitudine fino in fondo, anche di fronte a scelte difficili. Quando il Paese si disfaceva, sotto i colpi dei conflitti sociali, ai tempi della Thatcher.

O nei giorni durissimi della morte di Diana, quando il patto tra popolo inglese e monarchia sembrava sul punto di rompersi per sempre. Più di recente, nella furiosa battaglia politica sulla Brexit, o anche nella tempesta del Covid e nel recente “tradimento” di Harry e Meghan. Ma in questa solitudine, ostentata quasi con orgoglio, Elisabetta aveva sempre al suo fianco Filippo: brillante, affascinante, gaffeur quanto si vuole, ma una spalla forte a cui sempre appoggiarsi, se non altro nell’intimità della casa.

Elisabetta non gli ha mai delegato un’unghia delle sue funzioni regali, ma ha sempre contato su di lui per ricevere quel coraggio, quella saldezza d’animo che le era indispensabile per adempiere ai suoi doveri. Filippo, appunto, è stata “la sua forza”, nonostante l’apparenza frivola e svagata. E in questo modo ha contribuito alla saldezza della monarchia. E ora? Inutile nasconderlo, Elisabetta è una donna molto vecchia. I suoi 95 anni, compiuti appunto i 21 aprile, li porta splendidamente, ma sono pur sempre 95. E tutti sappiamo quanto è difficile, per una vedova (o un vedovo) ricominciare dopo aver perso l’uomo, o la donna della vita.

Come reagirà la Regina? Continuerà a svolgere il suo ruolo, priva della “forza” che la sosteneva, o cederà il passo? Perché forse questa è la questione che si apre, dopo la scomparsa di Filippo d’Edimburgo. Si deciderà Elisabetta a imitare altri principi regnanti europei, e a dimettersi per lasciare il posto al figlio Carlo, o continuerà a regnare fino alla morte? Quasi tutti, finora, hanno sostenuto che l’intenzione di Elisabetta è quella di non violare il disegno di Dio, che l’ha voluta Regina.

Una convinzione, quella della sacralità del suo dovere, che l’ha sostenuta per tutta la vita. Elisabetta si è sempre sentita una “predestinata” al suo ruolo, anche perché, quando è nata, nulla faceva pensare che sarebbe diventata Regina. Il padre era il fratello minore del futuro re, Edoardo VIII, che rinunciò al trono per sposare Wallis Simpson, una divorziata americana che era diventata la sua compagna.

Sul padre di Elisabetta, Giorgio VI, cadde all’improvviso il compito di salvare la monarchia dal discredito, oltre che dall’assalto nazista. Elisabetta ha concepito questo ruolo come un dovere, appunto, divino, e non ha mai avuto la tentazione di deflettere dal suo dovere, proprio come il padre rifiutò di lasciare Londra bombardata dai tedeschi. Da qui la tenacia di Elisabetta, da qui la devozione ai suoi compiti. Ma gli anni passano per tutti, anche per lei.

E Carlo, il primogenito, ha ormai 72 anni ed è più che maturo per diventare Re. Chissà se Elisabetta si rende conto che la sua tenacia nel conservare il trono, lascia trapelare, forse involontariamente, anche un giudizio poco benevolo sul figlio. Forse pesa ancora il difficile rapporto tra Carlo e il padre Filippo, che lo stesso Principe di Galles non ha nascosto. Carlo non era il figlio che Filippo desiderava: troppo studioso, troppo intellettuale, troppo lontano dallo sport e dalla mondanità. Filippo poi non gli ha mai perdonato del tutto la relazione con Camilla, che ha portato alla rottura con Diana e ai problemi conseguenti.

Può darsi che questi dissapori abbiano contato sulla decisione di Elisabetta di non lasciare il posto al Carlo, almeno finora. E chissà che invece, scomparso Filippo, presa coscienza della propria età, Elisabetta non decida che è arrivato il momento di passare la mano. In questo giorni la immaginiamo divisa tra il suo estremo senso del dovere, e l’umano desiderio di trascorrere più serenamente i suoi ultimi anni, priva del sostegno del marito, ma almeno arricchita da dolci ricordi di una vita passata insieme. Potrebbe decidere il grande passo? Una sterlina su questa possibilità noi ce la giochiamo.

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