Sergio Ruocco, il compagno di Sharon Verzeni: “Abito nella sua stanza dai suoi genitori. Sono morto insieme a lei”
La vita di Sharon Verzeni, uccisa senza motivo, e il dramma di Sergio Ruocco, il compagno che lotta per sopravvivere al vuoto lasciato.
La vita di Sharon Verzeni, una giovane donna di 33 anni, è stata brutalmente spezzata la notte del 30 luglio a Terno d’Isola, in provincia di Bergamo. Mentre passeggiava ascoltando musica con le cuffiette, è stata accoltellata e uccisa da Moussa Sangare, un uomo di 31 anni. L’omicidio, privo di qualsiasi motivazione logica, ha sconvolto un’intera comunità. Sangare, arrestato un mese dopo grazie alle telecamere di sorveglianza e alle testimonianze dei pochi presenti, ha confessato: “Dovevo eliminare qualcuno e ho visto questa ragazza che guardava le stelle… dentro di me ho sentito un feeling”.
Il compagno di Sharon, Sergio Ruocco, 37 anni, vive oggi un’esistenza segnata dal vuoto e dal dolore. “Mi sveglio la mattina e aspetto solo che la giornata finisca per andare a letto. Non ho più motivi per vivere”, ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera. Sergio abita ancora nella casa dei genitori di Sharon a Bottanuco, a pochi chilometri dal luogo in cui vivevano insieme. “Dormo nella sua vecchia camera da letto, con la sua foto accanto. La mia vita è completamente cambiata. Nessuno può capire cosa provo, è qualcosa che nessuno si merita”.
I due stavano insieme da 13 anni e avevano grandi progetti per il futuro: si sarebbero sposati nell’estate del 2025. Sharon aveva iniziato a fare lunghe passeggiate serali su consiglio della nutrizionista per prepararsi al matrimonio. “L’anello è ancora a casa. Glielo avrei dato in Grecia ad agosto, ma tutto è finito quel maledetto 30 luglio”.
Un mese senza risposte e il peso dei sospetti
Per un mese intero, Sergio e la famiglia di Sharon hanno vissuto nell’incertezza più totale, incapaci di trovare una spiegazione a un atto così crudele. “I primi giorni è stato terribile sentire i sospetti su di me”, ha ammesso Sergio. “Poi mi sono reso conto che era normale, perché purtroppo spesso l’assassino è il compagno o il marito”.
Secondo le indagini, Sangare avrebbe pianificato l’omicidio da tempo, esercitandosi con statue e manichini. Un dettaglio che rende ancora più inquietante l’intera vicenda.
Sergio sarà presente in aula durante il processo contro Sangare e non nasconde il suo desiderio di vedere una pena severa per l’assassino. “Penso che dovrebbe passare in carcere fino all’ultimo giorno della sua vita. Ha fatto qualcosa di troppo grave: ha tolto la vita a lei e distrutto anche la mia e quella dei suoi genitori”.
A sei mesi dalla tragedia, Sergio si sente come se fosse morto anche lui. “Non so quando, o se mai, riuscirò a tornare a vivere. Magari tra 10 o 30 anni. Ma oggi sono solo un uomo spezzato”.
Una comunità ferita e una giustizia attesa
La comunità di Terno d’Isola e i familiari di Sharon attendono con ansia che la giustizia faccia il suo corso. La tragedia ha lasciato un segno indelebile su tutti coloro che conoscevano la giovane donna e il suo sorriso pieno di vita.
La storia di Sharon Verzeni è un monito doloroso su quanto la violenza possa distruggere non solo una vita, ma anche i sogni e le speranze di chi resta.