Imane Khelif esclusa dal mondiale di boxe femminile dopo i controlli sull’idoneità di genere: «Testosterone elevato»

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L’esclusione dalla Coppa del Mondo, il trionfo a Parigi 2024 e le critiche: il caso dell’atleta algerina riaccende il dibattito sullo sport femminile

Alla pugile algerina Imane Khelif è stato vietato di partecipare alla competizione femminile della Coppa del Mondo di boxe che si terrà in Serbia, dall’8 al 16 marzo nella città di Niš. La decisione è stata presa dall’International Boxing Association (IBA) a seguito di un test di “gender eligibility” effettuato sull’atleta nel 2023. Questo test avrebbe rilevato la presenza di cromosomi XY e un livello di testosterone superiore alla media femminile.

Tuttavia, il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha sollevato pesanti critiche nei confronti di questa metodologia, definendola “difettosa e illegittima”. Di conseguenza, l’IBA è stata espulsa come organo di governo della boxe olimpica, aprendo così la strada alla partecipazione di Khelif alle Olimpiadi di Parigi 2024.

Oro olimpico e polemiche sul ring

Nonostante le controversie, Imane Khelif ha conquistato l’oro nella competizione femminile a Parigi 2024. La sua straordinaria performance ha attirato l’attenzione di tutto il mondo: in un incontro, è riuscita a battere l’italiana Angela Carini in soli 46 secondi, un risultato che ha lasciato molti a bocca aperta. Tuttavia, proprio questa incredibile velocità ha alimentato le critiche delle sue rivali, che hanno sollevato dubbi sulla sua idoneità fisica a competere nella categoria femminile.

Angela Carini, una delle principali avversarie di Khelif, è stata tra le prime a esprimere il proprio dissenso. Secondo l’atleta italiana, la presenza di Khelif sul ring rappresenta un attacco diretto allo sport femminile, mettendo a rischio l’equità nelle competizioni. Dopo la fine degli incontri, Carini e altre pugili hanno alzato il simbolo X in segno di protesta, chiedendo maggiore tutela per le atlete donne.

Un dibattito che divide lo sport

Il caso di Imane Khelif ha riaperto un acceso dibattito sul tema dell’inclusività nello sport e su come bilanciare i diritti individuali con la necessità di garantire una competizione equa. Da un lato, ci sono coloro che sostengono che ogni atleta debba avere la possibilità di competere senza discriminazioni; dall’altro, c’è chi ritiene che differenze biologiche significative possano alterare il campo di gioco.

Le parole chiave come boxe femminile, Olimpiadi Parigi 2024, testosterone e gender eligibility continuano a essere al centro delle discussioni tra esperti, atleti e appassionati. Il caso Khelif potrebbe rappresentare un punto di svolta per il futuro delle competizioni sportive internazionali.

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