Ciclismo sotto shock per la morte di Sara Piffer, investita a soli 19 anni. Moser: “Basta con questa carneficina”

Italia

La tragica morte di Sara Piffer, investita da un’auto mentre si allenava, sconvolge il mondo del ciclismo. Francesco Moser: “È una vera e propria mattanza, fermatela!”

La tragica morte di Sara Piffer, giovane promessa del ciclismo femminile italiano, ha scosso profondamente il mondo dello sport. La diciannovenne è stata travolta e uccisa da un’auto mentre si stava allenando sulle strade del Trentino. L’impatto mortale è avvenuto a causa di un sorpasso azzardato da parte di un uomo di 70 anni, che l’ha sbalzata dalla sua bicicletta, uccidendola sul colpo. Una morte assurda, che ha suscitato un amaro commento anche da parte di un campionissimo come Francesco Moser, il quale ha sottolineato come le strade dove Sara è stata travolta le conoscesse personalmente, essendo luoghi dove si è allenato per anni.

Francesco Moser, visibilmente sconvolto, ha dichiarato che la morte di Sara è una tragedia che non può essere ignorata. “Una cosa inaccettabile”, ha esclamato il campione, che ha spiegato come il ciclismo italiano abbia perso non solo un talento cristallino, ma anche una giovane vita in modo incomprensibile. Moser ha anche ricordato di aver sentito parlare molto di Sara, una ragazza che prometteva tanto, soprattutto dopo le ottime prestazioni ottenute nel 2022, come la vittoria a Corridonia e il secondo posto nella crono trentina.

Francesco Moser ha continuato a dire che la sua comunità, quella del ciclismo, ha perso una “bellissima ragazza”, aggiungendo che non è più tollerabile che troppe tragedie accadano su queste strade. Il suo appello è chiaro: “Va fatto assolutamente qualcosa per fermare questa mattanza”. Il campione ha esortato a prendere misure concrete per garantire maggiore sicurezza agli atleti, soprattutto per le giovani promesse come Sara.

La tragedia che ha coinvolto Sara Piffer non solo ha scosso il mondo del ciclismo, ma ha anche sollevato interrogativi sul bisogno di interventi urgenti per garantire la sicurezza di chi, ogni giorno, si allena sulle nostre strade. Ora, il suo nome è diventato un simbolo di una battaglia che deve essere vinta per prevenire altre morti assurde.

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