Selvaggia Lucarelli condannata per diffamazione nel Caso Bibbiano: dovrà risarcire lo psicologo Foti
Il Tribunale di Torino ha stabilito che l’articolo della giornalista fosse diffamatorio, travisando i fatti e arrecando un danno morale e professionale allo psicologo.
La giornalista Selvaggia Lucarelli è stata condannata dal Tribunale civile di Torino per diffamazione e dovrà risarcire con 25mila euro lo psicologo Claudio Foti, già assolto nell’ambito dell’inchiesta sul caso Bibbiano. La decisione è stata presa dalla giudice Federica Francesca Levrino, che ha definito l’articolo pubblicato da Lucarelli sul quotidiano Il Domani il 12 novembre 2021 come “diffamatorio”. Oltre al risarcimento, la giornalista dovrà pagare una sanzione di 5mila euro, mentre il quotidiano è stato obbligato a eliminare l’articolo dal proprio sito.
Cosa dice la sentenza
L’articolo incriminato, intitolato “La sentenza di Reggio Emilia. Bibbiano, la condanna di Foti cancella il metodo degli ‘ostetrici dei ricordi’”, secondo il tribunale attribuiva a Claudio Foti una responsabilità esclusiva e indimostrata in eventi tragici, creando un quadro distorto e incompleto della realtà. La sentenza sottolinea che Lucarelli avrebbe rappresentato le informazioni in modo tale da travisare i dati essenziali, trasformando una critica in un attacco morale alla professionalità dello psicologo.
Le dichiarazioni dell’avvocato di Claudio Foti
L’avvocato di Foti, Luca Bauccio, ha commentato la sentenza affermando: “Lucarelli ha imbastito una campagna sensazionalistica, diffondendo notizie false basate su fatti scollegati e travisati. Il tribunale ha riconosciuto la mancanza di verifiche da parte della giornalista, che ha stravolto la verità originaria della sentenza di primo grado, successivamente annullata in appello e Cassazione.”
Il contesto: il caso Bibbiano
Il caso Bibbiano, esploso nel 2019, è legato all’inchiesta Angeli e Demoni, condotta dalla Procura di Reggio Emilia per verificare presunti abusi e manipolazioni da parte della rete di servizi sociali della Val d’Enza. Gli operatori furono accusati di aver falsificato relazioni per allontanare minori dalle famiglie. Claudio Foti, a capo della Onlus Hansel & Gretel, fu tra gli indagati, ma il 10 aprile 2024 è stato assolto in via definitiva dalla Corte di Cassazione.
Questa vicenda riaccende il dibattito sull’importanza di un’informazione accurata e responsabile. Il tribunale ha ribadito come il giornalismo debba rispettare la verità dei fatti, evitando interpretazioni fuorvianti che possano arrecare danno alla reputazione di chiunque, soprattutto in contesti già segnati da processi mediatici complessi.