Martina Pucciarelli: “Scappata dai Testimoni di Geova. I miei organizzavano orge in casa, ma pretendevano che fossi vergine”

Italia

Con il suo romanzo d’esordio, “Il Dio che hai scelto per me”, in uscita il 21 gennaio per HarperCollins, Martina Pucciarelli racconta una storia di dolore e rinascita che affonda le radici nella sua stessa vita. A 37 anni, dopo aver lasciato i Testimoni di Geova nel 2016, Martina porta alla luce un passato di violenze, traumi e conflitti familiari, attraverso un’opera in cui la finzione si intreccia alla sua realtà.

Una vita all’apparenza normale, ma segnata dalla violenza

“Mi hanno immolata per espiare i loro peccati”, confessa Martina, descrivendo il suo vissuto in una famiglia che aveva scelto gli estremi: un passato di eccessi giovanili, seguito dalla rigida adesione alla fede dei Testimoni di Geova. Nel romanzo, che contiene elementi autobiografici, si affronta il peso di essere cresciuti in un ambiente oppressivo, dove persino un episodio di violenza sessuale subito da bambina era stato trattato con superficialità. “Per me quel fatto è diventato un tabù per tanti anni”, racconta, “ma il dolore più grande è stato che non venisse data importanza alla cosa”.

La maternità e la decisione di cambiare vita

La svolta è arrivata con il desiderio di maternità. Dopo anni trascorsi a rispettare rigidamente le regole della comunità, Martina si era rivolta a Dio per chiedere un figlio. “Dicevo a Geova: ‘Ho fatto tutto quello che volevi, perché non mi dai un figlio?’”. Dopo aver tentato la fecondazione assistita rispettando i canoni imposti dalla comunità, Martina ha vissuto un momento di profonda riflessione: “Mi sono resa conto che il figlio non me l’ha dato Dio, ma la scienza”. Questa presa di coscienza ha segnato l’inizio del suo allontanamento dalla fede.

Un’altra tappa cruciale del percorso di Martina è stata la psicoterapia, che inizialmente aveva dovuto nascondere alla famiglia, poiché fortemente osteggiata all’interno della comunità. “Ero incinta del mio secondo bambino e sentivo il bisogno di confrontarmi con qualcuno esterno”, ricorda. Nonostante le difficoltà, il lavoro con la terapeuta è stato trasformativo. “Supplicavo antidepressivi, ma lei mi diceva: ‘Bisogna lavorare’. E in un paio di anni sono uscita”.

Oggi Martina ammette che del suo passato le manca solo la fede, ma non l’ipocrisia che permeava molti aspetti della sua vita, in particolare nel contesto della sessualità. Cresciuta in un ambiente rigidamente controllato, Martina ha scoperto con il fratello maggiore le contraddizioni di una famiglia che in passato aveva vissuto nell’eccesso. “C’è una via di mezzo tra fare orge in casa e costringermi a sposarmi vergine. Invece, loro hanno scelto gli estremi”, commenta con amarezza. “Mi hanno tolto l’adolescenza”.

Ne “Il Dio che hai scelto per me”, Martina affronta temi complessi come il suicidio (seppur inventato nella narrazione) e gli abusi infantili, offrendo uno spaccato crudo e realistico di una vita vissuta tra imposizioni e desideri di libertà. Il libro diventa così una testimonianza per chi ha vissuto esperienze simili, ma anche un invito alla riflessione su quanto il peso delle scelte familiari possa segnare profondamente un individuo.

Con questa opera, Martina Pucciarelli emerge come una voce autentica, capace di raccontare con coraggio le difficoltà e le contraddizioni di una vita segnata dalla fede, dalla violenza e dal desiderio di rinascita. Un romanzo che vuole essere uno strumento di consapevolezza e speranza per chi, come lei, cerca una via di uscita.

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