Latino in classe alle medie, Bibbia tra i banchi delle elementari, e niente più geostoria: il piano di Valditara
Fra qualche anno, il sistema scolastico italiano cambierà radicalmente e risulterà ancora più forte in radici culturali e competenze linguistiche. La riforma sarà annunciata dal Ministero dell’Istruzione sotto la guida di Giuseppe Valditara ed è rivolta al cambiamento programmatico delle proposte didattiche, che forniranno un’istruzione completa e mantenendo la tradizione risponderanno alle sfide del tempo. L’implementazione della riforma è prevista per il 2026-2027 ed è applicabile a tutti i livelli scolastici, con le cambiamenti più significativi nelle scuole di ordine medio e superiore.
Le modifiche principali delle proposte didattiche del 2026
L’innovazione più eclatante della riforma è la reintroduzione del latino come materia obbligatoria nella maggior parte delle classi. Invece dell’opzionalità, con cui il latino era insegnato 1 ora alla settimana dal secondo anno. L’insieme degli obiettivi didattici ribadirà che attraverso l’imposizione il latino rafforzerà le competenze linguistiche dei liceali e li aiuterà a ricordare la radice europea della nostra cultura. Il Ministro Valditara ha enfatizzato che il latino potrebbe essere usato come uno strumento per migliorare la grammatica e la sintassi italiana; tre componenti molto importanti per l’apprendimento delle competenze linguistiche.
Per il resto della proposta, la riforma intenderà rafforzare le radici culturali della nostra società e le materie affrontate. In particolare, gli studenti leggeranno la Bibbia, le opere di Omero e Virgilio e altri scritti epici dalle scuole elementari. Questa implementazione “assicura una migliore consapevolezza delle origini storiche e culturali dell’Italia e dell’Europa” ha osservato Valditara. Pertanto, i tre pilastri di radicamento più importanti.cattolicesimo e cristianesimo, epica dantesca e storia ed espansione dell’Impero Romano.
Geografia e storia: nuovi approcci, nuove separazioni
Punto sul quale si è innovato in maniera sostanziale riguardo alla geostoria è il fatto che la riforma separa ulteriormente l’approccio integrato tra storia e geografia. Storia sarà considerata come la narrazione delle situazioni umane avvenute nel tempo, che si fonderà peraltro, a nostra disposizione sulla storia italiana, europea e occidentale, senza alcuna sovrastruttura ideologica. Si tratta di una narrazione imparziale e oggettiva che, oltre a ricucire insieme passato e presente senza pregiudizi abbinerà fatti e cultura di un’epoca. Geografia verterà sul tema dell’ambiente e del territorio con particolare attenzione al territorio italiano e alla questione ambientale globale e si occuperà della dimensione del tempo, dei processi su lungo periodo della geografia, delle modifiche dell’equilibrio naturale promosso dall’uomo e delle ripercussioni causate dai cambiamenti climatici. Inoltre la geografia non sarà più una materia subordinata alla storia.
Punto di maggiore innovazione e approfondimento è senz’altro l’inclusione della lettura e l’ulteriore approfondimento delle competenze linguistiche.
Uno dei punti centrali di questa riforma è certamente il potenziamento delle competenze linguistiche. I risultati Ocse hanno mostrato per l’Italia in particolare un gap nell’alfabetizzazione di lettura e la riforma intende contrastare questo dato a partire dalla scuola primaria. I bambini saranno stimolati precocemente alla lettura con un cammino che attraverserà la nostra letteratura classica e moderna, fino ad affrontare per l’appunto anche la poesia, come l’haiku giapponese. Ciò significa che gli studenti, diversamente da quanto avviene oggi, avranno modo di leggere con regolarità autori come Jules Verne e Robert Louis Stevenson, ma altrettanto regolarmente Ken Follett, Stephen King o autrici come J.K. Rowling e Suzanne Collins, inoltre anche formati come graphic novel e comic verrà più regolarmente affrontato. Non si cerca soltanto l’acquisizione del piacere della lettura e l’analisi dei testi, bensì anche la competenza di poterne parlare.