Papa Francesco, il racconto del medico sul ricovero: attimi drammatici e un evento inatteso
Da domenica, papa Francesco si trova a Casa Santa Marta, dove sta proseguendo la convalescenza dopo un ricovero durato quasi 40 giorni presso il Policlinico Gemelli di Roma. Durante questo periodo, il Pontefice è stato seguito dall’équipe medica guidata dal dottor Sergio Alfieri, che ha gestito le delicate fasi del suo trattamento. Secondo quanto comunicato dal Vaticano, il Papa sta continuando la terapia farmacologica e fisioterapica, sia motoria che respiratoria, per recuperare gradualmente la piena funzionalità polmonare e vocale.
Fonti vaticane hanno specificato che il Pontefice non necessita più di ventilazione meccanica durante la notte, ma utilizza un sistema ad alti flussi, alternandolo durante il giorno con una respirazione normale. Nonostante le difficoltà, Bergoglio continua a lavorare per quanto possibile e questa mattina ha concelebrato messa. Resta incerto se domenica prossima potrà affacciarsi al balcone per salutare i fedeli, come accaduto due giorni fa. I medici sottolineano che il processo di recupero sarà lungo, considerando che il Papa ha attraversato momenti di estrema gravità, rischiando la vita.
Il dottor Sergio Alfieri, coordinatore dell’équipe medica del Gemelli, ha raccontato al Corriere della Sera i dettagli del ricovero di papa Francesco, iniziato il 14 febbraio. Il medico ha ricordato il momento più critico, avvenuto il 28 febbraio, quando il Pontefice ha avuto un grave broncospasmo che ha causato una forte difficoltà respiratoria. “È stato il momento peggiore. Per la prima volta ho visto le lacrime agli occhi di alcune persone che gli sono vicine, che gli vogliono bene come a un padre. Eravamo tutti consapevoli che la situazione si era ulteriormente aggravata e c’era il rischio che non ce la facesse”, ha dichiarato Alfieri.
In quel frangente, l’équipe medica si è trovata di fronte a una scelta difficile: fermarsi e accettare il rischio di perdere il paziente oppure tentare tutte le terapie disponibili, con il pericolo di danneggiare altri organi. “Alla fine abbiamo deciso di provare tutto. Il Papa ci ha detto: ‘Provate tutto, non molliamo’. È quello che pensavamo anche noi, e nessuno ha mollato”, ha spiegato il medico. Fonti vaticane precisano che non si è trattato di accanimento terapeutico, ma di scelte cliniche ponderate dai medici.
Il Papa era pienamente consapevole della gravità della situazione e ha affrontato ogni momento con lucidità. “Anche nei momenti più critici era vigile e sapeva che poteva non farcela. Ci ha chiesto di dirgli sempre la verità sulle sue condizioni”, ha raccontato Alfieri. Durante il ricovero, il Pontefice ha affrontato un’altra crisi significativa: un rigurgito durante un pasto ha causato un’inalazione che ha aggravato ulteriormente la situazione polmonare. “È stato il secondo momento davvero critico. In questi casi, se non si interviene prontamente, si rischia la morte improvvisa. È stato terribile, abbiamo pensato davvero di non farcela”, ha aggiunto il medico.
Nonostante le difficoltà, il dottor Alfieri ha sottolineato la straordinaria forza d’animo di papa Francesco, che si è sempre mostrato collaborativo e determinato a seguire le terapie. “Ha risorse incredibili, al di là di un cuore molto forte. Credo che la sua consapevolezza e il fatto che tutto il mondo pregasse per lui abbiano contribuito a tenerlo in vita”, ha detto il medico, citando anche studi scientifici che dimostrano come le preghiere possano dare forza ai malati. “Per due volte la situazione sembrava persa, e poi è avvenuto come un miracolo”, ha aggiunto.
Durante i momenti di miglioramento, il Papa ha chiesto di muoversi all’interno del reparto, incontrando gli altri pazienti e cercando il loro sguardo. “Un giorno è uscito dalla stanza cinque volte, forse anche di più”, ha raccontato Alfieri. In una di queste occasioni, il Pontefice ha deciso di offrire una pizza a tutto il personale che lo aveva assistito. Quando le sue condizioni sono migliorate ulteriormente, ha espresso il desiderio di tornare a Casa Santa Marta, dicendo: “Sono ancora vivo, quando torniamo a casa?”.
Il giorno successivo, si è affacciato dalla finestra del Gemelli per salutare i fedeli, dando un segnale chiaro della sua ripresa. “Per me è stato emozionante vederlo uscire dalla stanza al decimo piano del Gemelli vestito di bianco. Era tornato a essere il Papa”, ha concluso Alfieri.
L’esperienza del ricovero ha messo in evidenza la fragilità fisica di papa Francesco, ma anche la sua straordinaria resilienza e la vicinanza delle persone che gli sono accanto. La sua convalescenza prosegue, e il mondo continua a pregare per il suo completo recupero.