Giovane promessa muore in moto a 21 anni: svolta nel caso di Noemi Carrozza, tre dirigenti a processo

Italia

Sette anni dopo la tragica scomparsa di Noemi Carrozza, una giovane pluricampionessa di nuoto sincronizzato, la giustizia sembra muoversi in direzione di un possibile processo. Il 15 giugno 2018, Noemi, ventunenne, ha perso la vita in un incidente stradale avvenuto lungo la via Cristoforo Colombo a Roma. La giovane si trovava in sella al suo motorino, un Derby 125, quando ha perso il controllo del mezzo, schiantandosi contro un albero. A seguito di un lungo iter giudiziario, è stato chiesto il rinvio a giudizio per tre dirigenti del Simu, il Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana del Comune di Roma.

Secondo l’accusa, la presenza di un guardrail avrebbe potuto salvare la vita di Noemi. Tuttavia, la normativa vigente al momento dell’incidente non prevedeva obbligatoriamente l’installazione di strutture di protezione in quel tratto di strada. Dopo due richieste di archiviazione, entrambe respinte dal giudice per le indagini preliminari (gip), ora si attende l’udienza preliminare per i tre dirigenti coinvolti.

Noemi Carrozza stava viaggiando a una velocità di 40 chilometri orari, inferiore al limite di 50 km/h consentito in quel tratto di strada. Le indagini hanno chiarito che la giovane era lucida, non aveva assunto alcolici e non stava utilizzando il telefono mentre guidava. Nonostante ciò, ha perso il controllo del motorino e si è schiantata contro l’albero, perdendo la vita durante l’intervento dei soccorritori.

L’udienza preliminare è prevista per mercoledì, e al banco degli imputati si troveranno il direttore del Simu dell’epoca e altri due funzionari apicali. La procura sostiene che il direttore non abbia disposto la costruzione di una barriera protettiva lungo la strada, mentre gli altri due dirigenti sono accusati di non aver sollecitato l’implementazione di opere di sicurezza, come l’installazione di un guardrail.

Il rinvio a giudizio arriva dopo un lungo percorso legale, durante il quale la famiglia di Noemi ha opposto resistenza alle richieste di archiviazione. Un consulente della procura ha affermato che non vi era obbligo di installare un guardrail, poiché l’albero era stato piantato prima del 1992, quando la normativa in materia non era ancora in vigore. Tuttavia, il gip ha ribadito che era compito del Comune garantire la sicurezza stradale, che avrebbe potuto essere assicurata attraverso l’installazione di una barriera protettiva.

La morte di Noemi Carrozza ha suscitato un ampio dibattito sulla sicurezza stradale a Roma. Molti cittadini hanno richiesto un’attenzione maggiore da parte delle autorità locali per prevenire incidenti simili. La storia di Noemi ha colpito profondamente l’opinione pubblica, portando alla luce le lacune nella sicurezza delle infrastrutture stradali.

In attesa dell’udienza preliminare, la famiglia di Noemi continua a lottare per ottenere giustizia. La giovane era molto amata e rispettata nel mondo del nuoto sincronizzato, e la sua scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile tra amici e familiari. La vicenda ha anche evidenziato la necessità di una revisione delle normative sulla sicurezza stradale, in modo da evitare che simili tragedie possano ripetersi in futuro.

Il caso di Noemi Carrozza non è solo una questione legale, ma rappresenta anche una battaglia per la sicurezza di tutti gli utenti della strada. La speranza è che il rinvio a giudizio dei dirigenti del Simu possa portare a una maggiore responsabilità da parte delle autorità competenti e a un miglioramento delle condizioni di sicurezza stradale a Roma.

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