Licenziato per un errore da 280 euro, 55enne si toglie la vita: la famiglia accusa l’azienda

Italia

Un tragico evento ha scosso la comunità di Piove di Sacco, dove un uomo di 55 anni ha deciso di porre fine alla sua vita solo due mesi dopo essere stato licenziato dal suo lavoro presso la Metro di Marghera. Il suo licenziamento, avvenuto a giugno, era stato motivato da un presunto danno economico di 280 euro arrecato all’azienda. La famiglia della vittima ha ora deciso di intraprendere un’azione legale contro l’azienda, sostenendo che il licenziamento fosse ingiustificato. La causa verrà discussa il prossimo 6 giugno davanti al giudice del lavoro di Venezia.

Secondo quanto riportato da La Nuova Venezia, l’uomo era stato accusato di aver causato un danno finanziario all’azienda e, dopo il suo licenziamento, si è tolto la vita l’11 agosto. La famiglia non ha accettato la motivazione del licenziamento, ritenendo che ci fossero “dinamiche interne poco chiare” che avrebbero potuto influenzare la decisione. In particolare, hanno menzionato un possibile “dissapore con un dirigente” come uno dei fattori che avrebbero potuto contribuire alla sua situazione.

Assistiti dall’avvocato della Cgil, Leonello Azzarini, i familiari chiedono che venga accertata l’assenza di giusta causa per il licenziamento. Inoltre, richiedono un risarcimento pari a 24 mensilità, ritenendo che la decisione di licenziare l’uomo sia stata non solo ingiusta, ma anche devastante per la sua vita e quella dei suoi cari.

Il caso che ha portato al licenziamento dell’uomo è legato a pratiche di lavoro che l’azienda ha ritenuto problematiche. Secondo le accuse, l’impiegato avrebbe inserito nella contabilità delle commesse alcuni pacchi di gamberi rossi per raggiungere la soglia di spesa di 250 euro, oltre la quale non si applicavano le spese di consegna di 20 euro. L’azienda ha contestato ben 14 episodi di questo tipo, sostenendo che l’impiegato avesse agito in modo scorretto per aumentare artificialmente il valore delle vendite.

In diverse occasioni, i titolari delle commesse avrebbero ordinato quantità significative di gamberi, a volte fino a sei chili, ma l’azienda ha sostenuto che questi prodotti non erano disponibili in magazzino. Da qui, la deduzione che l’impiegato avesse inserito i gamberi solo per far lievitare l’importo totale della spesa e risparmiare le spese di consegna.

La questione ha sollevato interrogativi non solo sulla condotta dell’azienda, ma anche sul benessere psicologico del lavoratore, che, secondo i familiari, era già provato da un contesto lavorativo difficile. La decisione di licenziarlo per un danno di così modesta entità ha lasciato molti a chiedersi se non ci fossero alternative più appropriate.

La vicenda ha suscitato un ampio dibattito pubblico riguardo alle pratiche di lavoro e alla responsabilità delle aziende nei confronti dei propri dipendenti. Molti si chiedono se licenziare un lavoratore dopo un lungo servizio per un errore di tale entità sia giustificabile. La famiglia dell’uomo spera che la causa in programma possa portare a una maggiore chiarezza e giustizia, non solo per loro, ma anche per tutti coloro che si trovano in situazioni simili.

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