Malvivente colpito a morte da una guardia giurata, la compagna di Antonio Ciurciumel: «Ha commesso un errore, ma non doveva morire. Quell’uomo gli ha sparato in volto»

Italia

La fidanzata di Antonio Ciurciumel, ucciso da un vigilante, racconta il dolore e la sua lotta per la giustizia, mentre la comunità si divide sull’incidente

Anna, la giovane fidanzata di Antonio Ciurciumel, ha il cuore spezzato. A soli 24 anni, Antonio è stato ucciso da un colpo di pistola sparato da una guardia giurata mentre tentava di rubare in un appartamento a Roma. La tragedia ha scosso non solo la sua famiglia ma anche la comunità, divisa tra chi difende l’azione del vigilante e chi lamenta la brutalità dell’accaduto.

Anna, che aveva pianificato di sposarsi con Antonio a giugno, ora si trova sola con i loro due bambini piccoli, cercando di spiegare loro l’impossibile realtà di una perdita così grande. “Antonio non meritava di morire,” afferma Anna, mentre tiene in braccio la loro figlia di due anni, tentando di calmarla. “L’uomo che gli ha sparato lo ha giustiziato. Non doveva farlo.”

Il 24enne Antonio Ciurciumel è stato colpito mentre cercava di scappare dopo essersi introdotto in un appartamento. La guardia giurata ha sparato mentre Antonio scavalcava un muro, e il suo gesto ha sollevato dubbi sulla necessità di tale reazione. La sua famiglia non giustifica il furto, ma chiede giustizia, non morte.

Elena, la madre di Antonio, e il suocero si uniscono alla richiesta di giustizia. “Non sono d’accordo con ciò che stava facendo mio figlio, ma ucciderlo non era la soluzione. Doveva essere fermato, non ammazzato.” Anche se il furto non è giustificabile, la famiglia insiste sul fatto che la reazione della guardia giurata è stata eccessiva.

La comunità, intanto, si spacca: da una parte ci sono coloro che difendono l’azione del vigilante, considerandolo giustificato nell’uso della forza per fermare un crimine, ma dall’altra ci sono quelli che chiedono giustizia per la morte di Antonio. Il legale del vigilante ha dichiarato che l’uomo ha agito in legittima difesa, ma la famiglia di Antonio non è d’accordo, chiedendo che l’uomo venga processato per l’omicidio.

Anna racconta come ha appreso della morte di Antonio e delle terribili ore che ha trascorso in ospedale, aspettando di capire cosa fosse successo al suo futuro marito. “Non potevo crederci. Lui era un ragazzo buono, non aveva bisogno di rubare. Era un lavoratore, amava la sua famiglia.”

Il suocero di Antonio racconta con dolore: “Antonio era un ragazzo che non avrebbe mai fatto del male a nessuno. Ha lavorato in tanti mestieri, anche come muratore e nelle pulizie. Non meritava di essere ucciso, mai.”

Anna conclude il suo racconto con una riflessione profonda: “Abbiamo perso tanto, ma ora vogliamo solo giustizia. Antonio ha sbagliato, ma non meritava di morire. E ora voglio che la verità venga a galla.”

Il caso ha sollevato una discussione accesa sulla legittima difesa, il diritto a proteggere la propria proprietà, ma anche sulla proporzione dell’uso della forza in situazioni di questo tipo. Mentre la famiglia di Antonio continua a chiedere giustizia, la comunità attende il giudizio legale su un caso che potrebbe influenzare le future decisioni sul diritto all’autodifesa.

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