Meloni appoggia Trump contro la Corte internazionale, Nordio lavora a una lettera di contestazione all’Aja

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Scopri come l’Italia si allinea agli Stati Uniti di Trump e perché ha scelto di non firmare la dichiarazione a difesa della Corte Penale Internazionale.

L’Italia ha deciso di non sostenere la Corte Penale Internazionale (CPI), allineandosi con gli Stati Uniti di Donald Trump e rompendo con la maggioranza dei Paesi europei. Questa decisione arriva dopo che il presidente americano ha firmato un ordine esecutivo imponendo sanzioni al Tribunale dell’Aja, accusandolo di condurre “azioni illegali e infondate” contro gli Stati Uniti e Israele.

Mentre l’Unione Europea, rappresentata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, e le Nazioni Unite hanno espresso il loro pieno supporto alla CPI, l’Italia ha scelto di non firmare una dichiarazione congiunta a difesa della Corte. Questo documento, sottoscritto da ben 79 Paesi, riafferma l’importanza della CPI nella lotta contro l’impunità globale e condanna ogni tentativo di indebolirne l’indipendenza.

Un isolamento europeo per il governo italiano

Con la sua decisione, l’Italia si è unita a un ristretto gruppo di Paesi dell’Unione Europea che non hanno firmato la dichiarazione, tra cui Lituania, Cechia e Ungheria. A livello globale, tra i non firmatari spiccano nazioni come Cina, Russia, India e Turchia, che non riconoscono la Corte o hanno posizioni critiche nei suoi confronti.

Secondo molti osservatori, questa scelta del governo Meloni sembra essere dettata da due fattori principali: il desiderio di mantenere un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti di Trump e le recenti tensioni con la CPI legate al controverso caso Almasri.

Il caso Almasri: un punto di rottura con l’Aja

Il caso Almasri è al centro dello scontro tra il governo italiano e la Corte Penale Internazionale. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha annunciato che verrà inviata una lettera ufficiale ai giudici dell’Aja per chiedere chiarimenti su presunte irregolarità procedurali. Tra i punti contestati ci sarebbero:

  • L’uso della lingua inglese nel mandato d’arresto per il generale libico.
  • Errori nelle date riportate nei documenti ufficiali.
  • Conclusioni definite “incomprensibili” o non supportate da una chiara motivazione.

Sebbene formalmente si tratti di una richiesta di spiegazioni, questa lettera è percepita come un vero e proprio atto d’accusa contro la CPI.

Reazioni politiche in Italia: critiche e accuse

La scelta del governo Meloni ha suscitato forti reazioni nel panorama politico italiano. L’ex premier Giuseppe Conte ha dichiarato che questa decisione “compromette la posizione internazionale dell’Italia”, mentre la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, l’ha definita “una vergogna”.

Di contro, il governo sembra determinato a portare avanti la propria linea, anche a costo di isolarsi ulteriormente in Europa. La vicinanza agli Stati Uniti e il conflitto con la CPI vengono considerati prioritari rispetto a una linea comune europea.

Italia tra alleanze globali e isolamento europeo

Con questa mossa, l’Italia si posiziona in una zona grigia diplomatica, scegliendo di rafforzare il legame con alleati come gli Stati Uniti a scapito della coesione europea. Tuttavia, questa strategia rischia di alienare l’Italia dal resto dell’Unione Europea, dove la maggioranza dei Paesi considera fondamentale sostenere la CPI nella sua missione contro l’impunità globale.

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