Bruno Vespa si scaglia e difende Meloni: “Ogni paese negozia anche con gli aguzzini per garantire la sicurezza nazionale”

Italia

Giorgia Meloni difende la scelta del governo sul rimpatrio di Almasri, mentre la Procura di Roma avvia un’indagine che alimenta il dibattito politico.

Il caso del generale libico Almasri continua a tenere banco nel dibattito politico italiano, dopo che la premier Giorgia Meloni è stata coinvolta in un’indagine riguardante l’arresto e il successivo rimpatrio del generale libico, liberato dalle autorità italiane e riportato in Libia con un volo di Stato. Meloni ha commentato l’esposto nei suoi confronti, presentato da due ministri e un sottosegretario, definendolo un “danno per la nazione”, esprimendo disappunto durante la sua partecipazione all’evento La Ripartenza organizzato da Nicola Porro.

Il tema è stato al centro di un acceso dibattito nel programma Cinque Minuti, condotto da Bruno Vespa su Rai1. Il confronto tra Angelo Bonelli e il sottosegretario Sisto ha dato luogo a una discussione animata, con posizioni diametralmente opposte. Vespa, per ragioni di tempo, ha chiuso il dibattito con parole dure, sostenendo che in ogni stato, anche quelli democratici, vengono fatte “cose sporchissime”, incluse trattative con torturatori per garantire la sicurezza nazionale. In sostanza, il giornalista ha suggerito che la decisione del governo di rimpatriare Almasri, pur essendo controversa, fosse giustificata dalla ragion di Stato e dagli interessi nazionali.

Sul fronte della Procura di Roma, Meloni ha commentato l’atto che ha portato all’indagine, parlando di un “atto voluto” e sottolineando che le Procure hanno discrezionalità su simili decisioni. La premier ha fatto riferimento a precedenti denunce contro le istituzioni che non sono state seguite da indagini, come avvenuto durante gli anni del Covid, suggerendo che la decisione della Procura fosse stata parziale e politicamente motivata.

Il caso Almasri continua dunque a essere un punto caldo nel dibattito politico, con posizioni opposte che evidenziano la difficoltà di conciliare la sicurezza nazionale con le normative internazionali sui diritti umani e le scelte politiche,

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