Promuovere la deportazione dei palestinesi da Gaza è stato il modo più sbagliato per commemorare il Giorno della Memoria

Esteri

Il Giorno della Memoria avrebbe dovuto essere un’occasione di riflessione, ma Donald Trump ha scelto di fare dichiarazioni provocatorie, promuovendo la deportazione dei palestinesi.

Il 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, un giorno simbolo per ricordare le atrocità commesse durante l’Olocausto, Donald Trump ha scelto di fare una dichiarazione che ha suscitato forti polemiche. Anziché commemorare la memoria delle vittime dei genocidi, ha lanciato una proposta inquietante: la deportazione del popolo palestinese da Gaza. Un’idea che ha sollevato indignazione, non solo per il suo contenuto, ma per la coincidenza temporale con una giornata che dovrebbe rappresentare il rifiuto di ogni forma di violenza e discriminazione.

Durante una conferenza, mentre si trovava a bordo dell’Air Force One, Trump ha proposto di “ripulire Gaza”. Non si riferiva certo alle devastazioni fisiche portate dai bombardamenti israeliani, ma ad una “ripulitura” che suona come una deportazione. La sua affermazione ha scatenato un’ondata di commenti sui social, con molti che hanno notato il pericoloso parallelismo con le parole usate dai nazisti durante il periodo del nazismo per giustificare l’eliminazione di ebrei, rom, sinti, oppositori politici e altre minoranze.

Se le deportazioni non fossero cariche di significato storico, l’idea di “ripulire” una città dai suoi abitanti sarebbe quasi ridicola. Pensare a un’idea simile per Milano, ad esempio, sembra assurdo. Eppure, Trump ha proposto proprio questo, con una totale mancanza di consapevolezza delle implicazioni storiche delle sue parole. Nella stessa conferenza, Trump ha anche annunciato la sua intenzione di fornire nuove armi a Israele, inclusi gli armamenti che l’amministrazione Biden aveva bloccato. Un’altra mossa che lega le sue dichiarazioni a una visione bellica piuttosto che a un dialogo di pace.

Trump, che molti descrivono come l’uomo della pace, sta invece promuovendo guerra e deportazioni, ignorando completamente la lezione della storia.

Oggi, in una giornata che dovrebbe essere di riflessione sul passato e sulle atrocità commesse, Trump ha scelto di spingere verso la guerra e la deportazione, piuttosto che commemorare il valore della pace e della convivenza. Avrebbe potuto usare questa data per chiedere la pace, per scusarsi per i suoi legami controversi con Elon Musk e per le sue politiche nei confronti dei rifugiati. Invece, ha scelto di alimentare l’odio e la divisione.

Il Giorno della Memoria ci ricorda l’importanza di non dimenticare, ma sembra che alcuni preferiscano dimenticare proprio le lezioni che questa data ci impone. Trump avrebbe potuto cogliere l’occasione per fare un passo verso la riconciliazione e il riconoscimento delle sofferenze delle popolazioni oppresse, ma ha scelto la strada opposta, continuando a promuovere una narrativa di divisione e violenza.

In un contesto internazionale che sembra sempre più polarizzato, Trump ha avuto la possibilità di fare un gesto simbolico che potesse avvicinare le persone, come chiedere il riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina. Ma questa è ormai un’utopia, e sembra che le sue parole non facciano che confermare il contrario.

Non è troppo tardi per fermarsi, per fare un passo indietro e pensare a come le parole possano creare ponti invece che muri. Il Giorno della Memoria ci invita a riflettere su quanto siamo lontani dalla tragedia del passato e a non ripetere gli stessi errori.

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