‘Dio, ti aspetto’: il post finale della donna precipitata a Genova. La sorella mostra segni di miglioramento”
Un post pubblicato sui social due giorni fa, prima di un gesto estremo che ha sconvolto la città, aveva destato grande preoccupazione. Una donna di 32 anni, residente in via Cantore nel quartiere Sampierdarena, aveva scritto: “Dio, ti aspetto”. La mattina del 7 gennaio, la donna ha deciso di togliersi la vita gettandosi dalla finestra del suo appartamento situato al quarto piano.
Subito dopo, la sorella di 35 anni, devastata dalla tragedia, ha seguito lo stesso destino, gettandosi nel vuoto. L’impatto le ha causato ferite gravi, ma fortunatamente è riuscita a sopravvivere ed è stata trasportata d’urgenza all’ospedale San Martino di Genova. Le ultime notizie confermano che le sue condizioni sono migliorate nelle ultime ore. “La paziente è attualmente ricoverata presso la Rianimazione M3 del Monoblocco. Dopo un intervento per stabilizzare la colonna vertebrale, la donna è stata estubata e ora respira autonomamente”, si legge nel comunicato ufficiale dell’ospedale.
La tragica vicenda ha scosso l’intera comunità, anche per la presenza di quattro bambini nella casa al momento del drammatico gesto. I più piccoli, compreso un neonato di soli cinque mesi, sono stati trovati dai vicini dopo aver sentito un tonfo e dei gemiti provenienti dall’appartamento. Alcuni di loro hanno immediatamente chiamato i soccorsi, mentre altri hanno cercato invano di fermare la sorella maggiore dal compiere lo stesso gesto della sorella minore. Quando i Vigili del fuoco, il personale del 118 e le forze dell’ordine sono arrivati sul posto, hanno constatato il decesso della 32enne e hanno prestato soccorso alla 35enne.
La scena che si è presentata agli agenti di polizia è stata straziante: l’appartamento era chiuso dall’interno, e a dare loro accesso sono stati proprio i bambini, il più grande dei quali ha solo sei anni. Gli investigatori della Squadra Mobile stanno cercando di ricostruire i motivi che potrebbero aver portato a questo tragico epilogo. Un elemento che potrebbe aver influito è la questione legale relativa all’affidamento dei bambini. La donna aveva infatti un’udienza in programma per il 10 gennaio.
Lontana dal marito, la donna aveva denunciato l’ex coniuge per maltrattamenti, riuscendo a farlo condannare a otto mesi di carcere. Tuttavia, la sua denuncia successiva non aveva portato alla stessa condanna, e l’uomo era stato assolto. In seguito, l’ex marito, un connazionale, era stato sottoposto a un divieto di avvicinamento che però era scaduto a novembre 2024.
Fonti vicine alla famiglia hanno confermato che l’uomo, di fede musulmana, esercitava una forte pressione sulla moglie, imponendole una serie di comportamenti rigidi e tradizionali, che la donna non condivideva. Questo avrebbe portato a numerosi conflitti e scontri violenti, spesso risolti solo grazie all’intervento dei Carabinieri. La tensione crescente tra i due coniugi potrebbe essere stata una delle cause principali che hanno portato alla tragica fine.
Mentre le indagini proseguono, la comunità di Sampierdarena si stringe attorno ai bambini, che ora si trovano privi della loro madre e senza la protezione di un ambiente familiare stabile. Gli aggiornamenti sulla salute della sorella maggiore danno però qualche speranza, e i medici si riservano di monitorare ulteriormente la situazione.
Questa tragedia mette in luce il grave impatto che le violenze domestiche e le difficoltà legate all’affidamento dei figli possono avere sulla vita delle persone coinvolte. Le autorità continuano a indagare per comprendere appieno la dinamica di quanto accaduto, con l’intento di prevenire simili episodi in futuro.