“The Miracle Club”: trama, spiegazione finale e come finisce il viaggio di quattro donne alla ricerca di guarigioni e verità personali

La pellicola diretta da Thaddeus O’Sullivan racconta intrecci e conflitti del 1967 in Irlanda attraverso le storie di Chrissie, Eileen, Lily e Dolly.

Raccontare la complessità dell’universo femminile senza cadere in cliché e retorica è un compito arduo. Quando poi si cerca di contestualizzare questa narrazione in un preciso periodo storico, l’impresa diventa ancora più ambiziosa, rischiando di sembrare un azzardo. Adattare per lo schermo una storia particolare, utilizzandola come chiave per esplorare l’universale, è un procedimento che può coinvolgere profondamente ogni singolo spettatore.

Forse proprio per queste ragioni, un film come “The Miracle Club” ha affrontato numerosi ostacoli e ritardi prima di vedere la luce. Boicottato e osteggiato, il progetto ha richiesto l’impegno di Thaddeus O’Sullivan (regista), Joshua Maurer (produttore e co-sceneggiatore), Timothy Prager e Jimmy Smallhorne (sceneggiatori), per trovare un investitore che credesse nella potenza di questa storia. Alla fine, grazie alla determinazione del team, il film è finalmente arrivato nelle sale italiane il 4 gennaio.

Ambientato nell’Irlanda del 1967, il film intreccia le vite di tre donne: Chrissie, Eileen e Lily, interpretate rispettivamente da Laura Linney, Kathy Bates e Maggie Smith. Le prime due sono amiche d’infanzia. Chrissie ha lasciato l’isola anni prima, cercando di scappare dal giudizio morale della comunità e rifarsi una vita negli Stati Uniti. La morte improvvisa della madre la costringe a tornare in patria, confrontandosi con le vecchie amiche e il loro sogno: vincere un concorso parrocchiale e andare a Lourdes, sperando in un miracolo per il figlio muto della giovane amica Dolly (Agnes O’Casey). Con l’aggiunta di Chrissie al viaggio, il gruppo dovrà affrontare vecchi traumi e nuovi conflitti.

Le tre donne sperano che il viaggio a Lourdes porti un miracolo, ma scopriranno che la realtà non sempre corrisponde alle aspettative. L’aspetto più interessante del film è proprio l’uso del pellegrinaggio a Lourdes come espediente narrativo per esplorare i traumi e le ferite delle protagoniste, calando la commedia agrodolce verso un dramma più intenso e sentimentale, in stile kammerspiel.

La storia di “The Miracle Club” mette in luce le difficoltà delle donne irlandesi negli anni ‘60, parallele alla lotta per l’indipendenza dell’Irlanda stessa. Le protagoniste incarnano il desiderio di emancipazione, resistenza e forza, riflettendo le sfide di una nazione in cerca di autonomia, oppressa dalla povertà e da una rigida educazione cattolica. Questo periodo storico marcato da grandi cambiamenti sociali si contrappone con la forza delle protagoniste nel loro cammino personale verso la libertà e la realizzazione.

L’interessante riflessione sulla fede proposta dal film si discosta dalla rappresentazione buonista tipica del genere, mettendo in discussione i limiti e le contraddizioni della credenza religiosa. Il viaggio a Lourdes, quindi, diviene un’occasione per le protagoniste di affrontare le proprie ferite passate.

La commedia drammatica assume un tono nostalgico, tipico delle ’60s, e vira verso toni più cupi alla maniera di “Hannah e le sue sorelle” di Woody Allen, senza tuttavia i legami di sangue. La sorellanza tra donne è il fulcro del film, con protagoniste legate dalle stesse esperienze di vita in una società patriarcale e giudicante.

Nonostante le buone intenzioni, “The Miracle Club” manca di coerenza nella sua narrazione. La sovrapposizione di vari generi e un buonismo latente compromettono l’impatto emotivo del film. Pur cercando di emulare lo stile di alcune commedie britanniche di successo recente, come “L’imprevedibile viaggio di Harold Fry” o “Il ritratto del duca”, il film di O’Sullivan cade vittima delle sue stesse ambizioni e delle esigenze di mercato, risultando poco coeso e a tratti confusionario.

Le splendide interpretazioni di Laura Linney, Kathy Bates, Maggie Smith e Agnes O’Casey risollevano comunque la qualità del film, con ogni attrice che riesce a conferire profondità e umanità ai propri personaggi, rendendoli vivi e credibili. La recitazione eccellente offre un certo grado di autenticità e umorismo, nonostante le difficoltà narrative.

In conclusione, “The Miracle Club” tenta di raccontare una storia universale, partendo da una piccola saga personale. Il film, seppur con alcune carenze, regala momenti di riflessione sulla fede, l’emancipazione e il valore dell’amicizia femminile, dimostrando che anche le storie più piccole possono avere una grande risonanza universale.

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