“Dopo 20 anni in cucina e turni di 13 ore senza riposo, guadagno 800 euro al mese: sono esausta”

Una riflessione sulle dure condizioni lavorative nel settore della ristorazione, tra orari massacranti e mancanza di diritti, raccontata da una lavoratrice toscana.

La nostra redazione riceve spesso racconti e testimonianze che mettono in luce le difficoltà nel mondo del lavoro. Pubblicare queste storie non è un tentativo di romanticizzare il sacrificio, ma piuttosto un invito a riflettere sulle disuguaglianze e le difficoltà nell’accesso a servizi essenziali. Incoraggiamo i lettori a condividere le loro esperienze cliccando qui.

La Lettera 

Una donna di 36 anni, lavoratrice nel settore della ristorazione sin da quando era adolescente, ci ha inviato una lunga lettera in cui descrive la sua esperienza lavorativa. Ha iniziato a lavorare a 17 anni, dopo aver frequentato un corso di formazione alberghiera di due anni. Il suo primo lavoro come aiuto cuoco le imponeva turni di 14/16 ore al giorno per sei giorni alla settimana, con una paga di soli 200 euro settimanali.

La giovane racconta di aver subito abusi dal suo datore di lavoro, che la sfruttava sia professionalmente che personalmente. Nonostante la madre fosse a conoscenza della situazione, la spingeva a continuare a lavorare. A causa della stanchezza, la donna fu vittima di un incidente stradale che la portò in ospedale. Nonostante le difficoltà fisiche, continuò a lavorare fino a quando non riuscì a lasciare quel posto.

Nel corso degli anni, ha ricoperto vari ruoli nel settore, come cameriera, barista e commessa, ma nessuno dei suoi datori di lavoro le ha mai offerto un contratto regolare. Su 19 anni di lavoro, solo 5 risultano coperti da contributi previdenziali, una situazione di cui si vergogna profondamente. Vive da sola dall’età di 17 anni, lottando per mantenersi con uno stipendio di 800 euro al mese, che non le permette di ottenere finanziamenti o di pagare i debiti accumulati.

In questo settore, si lavora spesso per 12/13 ore al giorno senza giorni di riposo durante i periodi di alta stagione. Chi cerca di far valere i propri diritti viene spesso emarginato e le aziende si proteggono a vicenda, rendendo difficile trovare nuovi impieghi. La lavoratrice sottolinea le molestie, il mobbing e le discriminazioni che ha subito, e lamenta la mancanza di supporto da parte del governo, che sembra favorire lo sfruttamento da parte dei datori di lavoro.

Nel suo curriculum figurano molti impieghi perché è alla ricerca di un lavoro che le garantisca dignità e possibilità di crescita professionale ed economica. La situazione nella zona di Montecatini Terme e Pistoia, dove vive, è particolarmente difficile, e la mancanza di controlli adeguati aggrava ulteriormente le condizioni di chi lavora nel settore della ristorazione. La testimonianza di questa donna è un appello per maggiori controlli e una maggiore serietà da parte delle istituzioni.

La situazione descritta non è unica. Secondo le recenti normative, il salario minimo in alcuni settori è stato fissato, ma molte aziende continuano a ignorare queste regole, offrendo salari inferiori e condizioni di lavoro precarie. Inoltre, il Contratto Collettivo Nazionale per i pubblici esercizi prevede tutele che spesso non vengono rispettate, causando ulteriori disagi ai lavoratori .

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