Il mistero di Chivasso, Giuseppina Arena uccisa per soldi: dietro l’omicidio della 52enne l’eredità ricevuta dopo la morte della madre
Il cadavere di Giusy è stato trovato mercoledì sera, la donna è stata uccisa da tre colpi di pistola. Gli inquirenti cercano la verità nel vecchio cellulare: sentito il fratello
ROMA – L’eredità, la casa e quei 60mila euro di cui raccontava tanto in giro. Sembra questo il movente dell’omicidio di Giuseppina Arena, 52 anni, per tutti Giusy, trovata cadavere mercoledì sera a Chivasso, in provincia di Torino. A ucciderla non uno, ma tre colpi di pistola. Sono stati sparati a breve distanza, i bossoli non erano lontani dal corpo in un prato sotto al cavalcaferrovia di strada comunale Pratoregio, una zona poco frequentata, dove nessuno ha sentito i colpi dell’arma, una calibro 7,65. L’hanno raggiunta tutti al volto.
Un’esistenza difficile, quella di Giusy, anche se tutti la vedevano felice, mentre si spostava in sella alla sua bici Graziella e raccontava della sua vita. Viveva in un piccolo alloggio di edilizia popolare, in via Togliatti, nello stesso complesso alla periferia di Chivasso diventato famoso per essere stato, fino a poco tempo fa, la casa del tiktoker dai record Khaby Lame.
Il mistero di Chivasso Giusy uccisa per soldi: sentito il fratello
Viveva sola in un bilocale di 40 metri quadri, aveva un fratello, Angelo, che abita a Montanaro e lavora come muratore, che vedeva solo ogni tanto. Proprio il fratello è stato sentito a lungo ieri dai carabinieri: in tanti hanno raccontato dei loro litigi legati all’eredità, al punto che si erano rivolti a un avvocato. Le risposte potrebbero arrivare dall’analisi del vecchio cellulare della donna, che è stato sequestrato. Giusy scriveva canzoni nelle quali raccontava anche una storia di quando era giovane, parlava di abusi. Cantava di due gemelli, nati 28 anni fa e frutto di ripetute violenze sessuali. Un maschio e una femminuccia che sarebbero stati sottratti alla mamma: «Quando ho partorito – gorgheggiava Giusy – mi hanno bendato gli occhi perché non li vedessi e non li potessi mai riconoscere». Cantava di un matrimonio (all’anagrafe di Chivasso la donna risulta coniugata), finito male con un «bel giovanotto di Montanaro». E, negli ultimi tempi, i suoi stornelli erano dedicati all’anziana mamma (deceduta un anno fa) «che ha pensato a me e mi lascerà una bella eredità». Cantava quest’ultimo stornello usando il tempo futuro, perché per Giusy la mamma non è mai morta: «Vado in bicicletta fino a Montanaro a trovare mia madre», diceva ai vicini di casa e percorreva, almeno due volte la settimana, quella strada ai margini della quale è stata trovata cadavere, uccisa con tre colpi di pistola sparati in faccia con una calibro 7,65 che i carabinieri ieri hanno cercato tutto il giorno nei pressi del luogo del delitto e che ancora non è stata trovata.
Tutte le testimonianze riguardo la vittima, riferiscono di una persona sostanzialmente serena (viveva con due cani e 15 gatti che sono stati affidati al servizio veterinario dell’Asl), amante del canto, tant’è che si esibiva quasi quotidianamente sotto i portici di via Torino, tra i passanti e di fronte ai negozi.
Una persona certamente sui generis «che non ha mai fatto male a nessuno», sostiene chi la conosce, ma che «potrebbe aver visto ciò che non doveva vedere», suscitando la reazione vendicativa del killer. Un’ipotesi formulata dagli inquirenti che si aggiunge a quella dell’omicidio maturato, invece, in un ambito più vicino a Giusy che, con quei tre colpi di pistola sparati in volto, qualcuno avrebbe voluto cancellare per sempre, come se la donna non fosse mai esistita.
L’autopsia, che sarà eseguita oggi dal medico legale Roberto Testi, accerterà l’orario nel quale è avvenuto il delitto. Il corpo della donna è stato trovato attorno alle 19 di mercoledì e, inizialmente, si era ipotizzato un incidente. Testimoni riferiscono d’averla vista allontanarsi da casa attorno alle 17, ma è strano che non abbia consumato il pranzo che ogni giorno le consegnava il servizio mensa del Comune (Giusy era seguita dai servizi sociali). Infatti, il box con i piatti è stato trovato intatto di fronte al bilocale della vittima. Giusy percorreva quella strada, lontana da dove vive, almeno due volte la settimana per recarsi a Montanaro e lì sarebbe avvenuto l’agguato. I tre bossoli della semiautomatica sono stati trovati molto distanti dal corpo della vittima, in un prato proprio sotto il cavalcavia dell’Alta Velocità. Il killer potrebbe averli raccolti per lanciarli lontano, oppure Giusy potrebbe essere stata uccisa in un posto diverso da quello dove è stata trovata. L’assassino potrebbe aver spostato il cadavere, venendo disturbato da qualcuno.