Minacce di morte all’avvocata di Alessia Pifferi: “È il mio lavoro, nessuna solidarietà con il delitto”
Come fai a difendere quel “mostro”? Io conosco la mia etica e posso confermare che non provo nessuna solidarietà con il delitto”. A Fanpage.it l’avvocata di Alessia Pifferi racconta le minacce di morte e gli insulti ricevuti.
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Minacce di morte e insulti perché sta facendo il suo lavoro. Quale? L’avvocato penalista di uno dei casi più mediatici del momento: perché anche Alessia Pifferi – la donna che ha abbandonato a casa per sei giorni la piccola Diana provocandone la morte di stenti – ha diritto a una difesa. Al suo legale Solange Marchignoli, che difende l’arrestata insieme al collega Luca D’Auria, arrivano sui social insulti e minacce perché difende un “mostro”. “Gli haters non riflettono sul fatto che in Italia la difesa penale è obbligatoria”, a Fanpage.it l’avvocata (già intervistata da Fanpage.it) ha spiegato cosa le sta accadendo.
Avvocata perché tutto questo odio?
Con riferimento agli insulti rivolti contro la mia persona intendo puntualizzare un concetto che affiora tante volte e cioè la domanda tipica che viene rivolta ad avvocato penalista: come fai a difendere quel “mostro”? Io conosco la mia etica e posso confermare che non provo nessuna solidarietà con il delitto. Mai.
Ricerco la perfezione del ragionamento giuridico e “vincere” i processi è lo scopo di tutti i penalisti, a prescindere dal crimine contestato. Chi mi conosce lo sa bene. Ogni giorno sono chiamata a difendere persone che hanno commesso reati, anche i più gravi e inaccettabili per la società. Un processo penale è una bellissima sfida giuridica e intellettuale. Una partita a scacchi ad altissimo livello fra difesa e Procura della Repubblica.
Cosa non capiscono i suoi “haters”?
Gli haters non riflettono sul fatto che in Italia la difesa penale è obbligatoria, e cioè a dire che quando una persona riveste la qualifica di imputato necessita di un avvocato per interfacciarsi con l’Autorità Giudiziaria. In altre parole, non può difendersi da solo. Gli antichi dicevano “dura lex sed lex”. È la regola delle aule giudiziarie: a favore o contro “il mostro”, deve prevalere la legge e non il senso collettivo della moralità.
Quando i processi sono molto mediatici, capita spesso di ricevere minacce e insulti?
Le minacce e gli insulti sono evidentemente più probabili nelle vicende mediatiche perché è direttamente coinvolta l’opinione pubblica e questo scatena le reazioni “di pancia” più irrazionali. Peraltro, il mondo dei social è un detonatore perfetto per tutto questo in quanto ogni hater chiama un nuovo hater, in una catena infinita di insulti. Confido comunque che il processo potrà essere celebrato in una condizione di sicurezza e rispetto adeguati per le differenti posizioni processuali.