Morte Cloe Bianco, Marcasciano: “Abbandonata dalla legge, lo Stato ignora comunità transgender”
Nel 2015 aveva deciso di fare coming out davanti ai suoi studenti presentandosi in classe con la gonna. Cloe Bianco aveva scelto di rivelare la sua identità di donna transgender nel suo primo giorno da insegnante di ruolo. Credeva che un posto di lavoro ormai sicuro l’avrebbe messa al riparo dalle discriminazioni che chi attraversa una transizione deve combattere ogni giorno.
Le cose però non andarono come sperato: Cloe fu prima sospesa dall’insegnamento per tre giorni a causa di lamentele di alcuni genitori e poi, sulla spinta delle polemiche suscitate dalla politica (l’allora assessora del Veneto per l’istruzione, la formazione e il lavoro la definì “una carnevalata”), fu demansionata e relegata a ruoli di segreteria.
Negli anni Cloe ha cambiato diversi istituti scolastici prima di andare a vivere in un camper e interrompere i rapporti con tutti i suoi familiari. Qualche giorno fa la professoressa Bianco si è tolta la vita nel suo camper affidando al suo blog un lungo testamento.
La storia della docente ha acceso nuovamente i riflettori sulle tutele previste per la comunità LGBT sul mondo del lavoro. “L’Italia è uno dei pochi Paesi che non si è conformato a quanto chiesto dall’Europa in materia di tutela dei diritti delle persone transgender – ha spiegato a Fanpage.it Porpora Marcasciano, attivista, scrittrice e presidentessa del MIT, Movimento identità Trans -. Nel nostro Paese esistono almeno 400.000 persone che hanno affrontato o stanno affrontando una transizione e le nostre istituzioni giocano a ignorarle completamente permettendo discriminazioni e disparità che portano anche alla morte”.
Cloè è stata prima sospesa dall’insegnamento e poi demansionata. Davvero provvedimenti del genere possono essere definiti a norma di legge nel 2022? La docente aveva fatto ricorso ma non ha ottenuto risultati.
Purtroppo sì perché nel caso di Cloe, così come in tanti altri casi, la transizione è stata presentata come una “provocazione”, una scelta repentina che puntava allo scandalo. Ovviamente non è così. Bianco fa parte di una comunità che tutti i giorni deve purtroppo scegliere tra il lavoro e l’espressione di sé. Sono tantissimi i casi di persone che perdono l’impiego o sono sottoposte a mobbing fino a quando non sono costrette a lasciare il posto di lavoro. Il tutto è favorito da un vuoto normativo che l’Italia non ha voluto colmare nonostante gli inviti dell’Europa. Per questo motivo un preside o un gruppo di genitori può decretare la totale e ingiustificata esclusione di una persona soltanto a causa della sua identità di genere.
Ci sono modi per far valere i propri diritti? A chi bisogna rivolgersi in Italia?
Esistono sportelli specifici della CGIL in diverse zone d’Italia. L’esempio lampante è quello di Bologna che presidia il territorio dal 1997. La strada è quella di rivolgersi a persone esperte, facendo pressione quando non si ottengono risposte. Ci si può inoltre rivolgere alle associazioni per la tutela dei diritti LGBT.
Il divieto di licenziamento discriminatorio previsto dal nostro Paese sembra non riesca a garantire tutte le tutele del caso per i lavoratori transgender
Parliamo di una norma che risale agli Anni ’60 e che nasce per motivi politici. Non è conforme all’attuale mondo del lavoro, si tratta di un ombrellino di carta. La comunità trans spesso deve rinunciare a se stessa per non essere respinta dalla società. Cloe era una donna intelligente e ha provato a opporsi perché aveva gli strumenti per farlo, ma non ha funzionato.
Perché?
Perché era sola, non aveva nessuno dalla sua parte. Si è appellata alle associazioni ma noi non possiamo arrivare ovunque. Il MIT per esempio denuncia sistematicamente casi di discriminazione di questo tipo, ma non può fare tutto da solo se non ha lo scudo della legge e purtroppo quello scudo non c’è. Bianco si è sentita abbandonata da tutti ed è arrivata all’atto estremo. In Italia le persone transgender vivono sperando nella benevolenza di chi le circonda o del datore di lavoro. Non è giusto e non è possibile. Siamo 400.000 e non possiamo essere ignorati sistematicamente dallo Stato.