La maniglia rotta, l’ultimo gioco e le tracce di sangue: il piano di Martina dopo la morte di Elena
Non sono state trovate tracce di sangue nella Fiat 500 di Martina Patti, la mamma di 24 anni che nella giornata di lunedì ha ucciso la figlioletta Elena Del Pozzo. Gli inquirenti non hanno trovato tracce ematiche né nell’abitacolo né nel portabagagli della vettura. Secondo quanto accertato e riportato dal quotidiano La Repubblica, Patti avrebbe ucciso la piccola Elena nelle campagne di Mascalucia e non a casa come inizialmente ricostruito. Le dinamiche definite dalla Procura sono agghiaccianti: tra le 14.30 e le 15 di quel lunedì la 24enne avrebbe invitato la figlia a fare una passeggiata “per un gioco”. Elena ha accettato ed è salita in auto con la madre: nel portabagagli della vettura la donna ha riposto un coltello, una zappa e alcuni sacchi neri.
I primi accertamenti medici confermano che la piccola è stata colta di sorpresa, probabilmente accoltellata mentre era di spalle. Martina Patti le avrebbe inferto una decina di fendenti per poi chiudere il suo cadavere in un sacco della spazzatura e nasconderlo nella buca scavata quella mattina. Dall’inchiesta emergerebbe quindi la premeditazione, anche se Patti ha continuato a dire davanti al gip di non ricordare bene quanto accaduto prima di sporgere denuncia per il finto rapimento.
Dopo aver compiuto l’omicidio e aver occultato il cadavere, la 24enne avrebbe preparato la messinscena per rendere verosimile la storia del rapimento. Patti ha rotto la maniglia interna della Fiat 500 nel tentativo di far credere che tre uomini incappucciati l’avessero costretta a fermare la vettura e a consegnare la bimba. Nell’abitacolo della macchina, però, vi sono solo le impronte della 24enne e neppure le telecamere di videosorveglianza nella zona di via Pavia hanno mai ripreso i fantomatici tre aggressori.
La giovane mamma è indagata per omicidio premeditato pluriaggravato e occultamento di cadavere: la gip Daniela Monaco Crea si è riservata la decisione sia sulla convalida del fermo, sia sull’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare. La decisione dovrà essere depositata entro domani.
La lettera del padre di Elena
Nel frattempo Alessandro Del Pozzo ha rotto il silenzio con una lunga lettera accusatoria nei confronti della ex compagna, Martina Patti. Il giovane, padre della bimba di 5 anni, sostiene che la 24enne non abbia agito per gelosia, ma solo ed esclusivamente per punirlo. “Ho sentito parlare di pazzia e gelosia morbosa, mai di cattiveria e di sadismo – ha scritto -. Come si può parlare di un raptus? Quello di Martina è stato un omicidio premeditato e studiato in ogni particolare. Lei non si è neppure pentita di quello che ha fatto. Ha messo Elena dentro dei sacchi della spazzatura e l’ha sotterrata, poi ha inventato il sequestro. Sono state 24 ore di bugie”.
Nessuno ha dubitato infatti del racconto subito dopo l’omicidio. L’ipotesi di un rapimento è apparsa tutto sommato verosimile ai familiari della piccola Elena. Neppure i nonni paterni hanno mai creduto che la bimba potesse essere stata uccisa dalla madre. “Non avevamo motivo di dubitare – ha dichiarato la nonna, Rosaria Testa -. Al telefono sembrava disperata. È sempre stata una mamma altezzosa che non esibiva il suo affetto, ma non credevamo potesse uccidere”.
L’ipotesi della gelosia nei confronti della nuova compagna dell’ex
Durante gli interrogatori, Martina Patti non ha mai fornito un movente. Gli investigatori però ritengono che la 24enne abbia agito per gelosia nei confronti della nuova compagna dell’ex fidanzato. La studentessa di infermieristica, infatti, non voleva che Elena creasse un nuovo legame con quella ragazza. Con il passare delle ore e le nuove ipotesi di premeditazione, il movente legato alla gelosia inizia a scricchiolare. Secondo quanto emerso infatti, la 24enne avrebbe programmato il delitto e l’alibi da fornire ben prima di andare a prendere la figlioletta di 5 anni all’asilo.