Guerrina Piscaglia le ultime novità sul caso

Italia

Gratien Alabi, condannato in via definitiva per l’omicidio di Guerrina Piscaglia, ha deciso di rinunciare a presentare il ricorso alla Corte Europea (CEDU). È l’ennesimo sviluppo, stavolta prevedibile, di una complessa e tragica vicenda giudiziaria.

A mio avviso, lui e i suoi difensori si sono risparmiati una fatica del tutto inutile. Lo dico da anni e lo ribadisco anche oggi: non esiste dubbio alcuno sulla circostanza che Guerrina Piscaglia sia stata uccisa, così come non esiste dubbio alcuno che ad assassinarla sia stato Gratien Alabi.

Deve essersi finalmente arreso anche lui, accettando la condanna definitiva come unica realistica prospettiva. 25 anni, o quasi (a lui, come a tutti i detenuti, saranno scalati 45 giorni di carcere ogni 6 mesi di effettiva detenzione), in cui avrà modo di riflettere e, come ci auguriamo ormai da anni, magari rivelare dove ha nascosto il corpo di Guerrina, la donna che aveva prima manipolato, poi sedotto e infine ucciso quando era diventata un segreto inconfessabile. Nei mesi scorsi uno dei legali di Alabi aveva annunciato che era disponibile ad andare in Francia per verificare la segnalazione di una sedicente sensitiva.

Un’altra pista inutile. Guerrina è morta l’1 maggio 2014 per mano di Alabi. È stata confermata anche in Cassazione la condanna a 25 anni di reclusione a carico di Alabi, per l’omicidio e la distruzione del corpo di Guerrina, Con la conferma della condanna si sono aperte anche le porte del carcere. L’unica strada davvero percorribile per poter accedere ai benefici previsti dal nostro ordinamento penitenziario è rivelare dove ha nascosto il corpo.

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