La storia di Iva Zanicchi chi è: età, carriera, Sanremo, marito, compagno, fratello e figli

Spettacolo e Tv

Eccomi qua, sul palco dell’Ariston, a 13 J-Janni dall’ultima volta. A Sanremo mi presento con spirito di leggerezza e senza crearmi grandi aspettative, tranne quella di cantare bene e con determinazione. Insomma, lotterò con i denti. Perché a me non piace perdere, nemmeno se gioco a carte (quando succede, butto in aria il tavolo). Ho una bella canzone, si intitola Voglio amarti, è classica e romantica, di quelle che una volta si ballavano stretti stretti. Ma richiede anche una grande potenza vocale che io, per fortuna, ho ancora. Tutto è nato da una telefonata di Italo Ianne, che aveva scritto (insieme a Cristiano Malgioglio) Czao, cara, come stai?, il pezzo con cui ho vinto Sanremo nel 1974. Aveva questo nuovo brano, me l’ha mandato, mi è piaciuto subito e gli ho detto che l’avrei cantato in una puntata di D’Iva, lo show di cui sono stata protagonista a novembre su Canale 5. Così, ho chiesto al maestro Celso Valli un arrangiamento (bellissimo!) e ho fatto diverse prove con l’orchestra del programma televisivo. A un certo punto, il batterista mi ha detto: “Iva, questo pezzo è forte. Non cantarlo adesso, portalo a Sanremo”. Sapevo già che quest’anno Amadeus voleva coinvolgermi in qualche modo. Allora, l’ho chiamato: “Io vengo, ma solo se posso gareggiare, non voglio essere un ospite”. Gli ho mandato la canzone e lui l’ha accettata. Il primo a spingermi è stato Fausto (Pinna, ndr), mio marito, che mi ha detto: “Dài che andiamo e ci divertiamo”.

Iva Zanicchi era a Sanremo nel 1965 quando Pino Donaggio presentò Io che non vivo (più di un’ora senza te), che dalla Riviera fece il giro del mondo: «Io invece ero talmente emozionata che non ho cantato, ho belato. Mi eliminarono subito: fu orribile», ricorda.

C’era due anni dopo quando in coppia con Claudio Villa vinse nell’edizione funestata dal suicidio di Luigi Tenco. E c’era nel 1969 quando bissò il successo, stavolta con Bobby Solo, con Zingara, nell’unico Sanremo a cui partecipò Lucio Battisti con Un’avventura: «Non era affatto un musone come dicono. In quei dieci giorni ci siamo fatti un sacco di mangiate e di bevute assieme e siamo diventati talmente amici che scrisse una canzone apposta per me, Il mio bambino».

Iva trionfò ancora una terza volta nel 1974 (record tuttora imbattuto tra le cantanti) collezionando un totale di undici partecipazioni, compresa l’ultima di quest’anno. Con questi numeri, chi meglio di lei può introdurci alla nuova edizione del Festival in programma dall’1 al 5 febbraio, condotto per la terza volta di seguito da Amadeus? «Io sono una che vuole vincere sempre, anche quando gioco a carte mi arrabbio tantissimo se perdo.

Ma stavolta faccio il tifo per i tanti giovani che Amadeus ha scelto perché è giusto così. Mi piacerebbe che vincesse qualcuno come i Maneskin per portare in giro la nuova musica italiana nel mondo. Questi ragazzi potrebbero essere miei nipoti. Del resto, i miei veri nipoti, Luca e Virginia, mi chiamano “nonna rock”». Stavolta la formula scelta da Amadeus comprende un’unica gara con 25 partecipanti: 22 “Big” e tre “Giovani” usciti dalle selezioni di dicembre. Una formula che, ha promesso il conduttore, dovrebbe far risparmiare almeno una ventina di minuti a serata, in modo da non finire sempre a notte fonda come nelle ultime edizioni.

La Zanicchi è in gara con Voglio amarti, che definisce come «una classica canzone melodica, molto carina. L’ha scritta Italo Ianne, già autore per me della canzone con cui vinsi nel 1974, Ciao cara come stai?. Io volevo cantarla quest’autunno nel mio show D’Iva andato in onda su Canale 5, ma i miei musicisti mi hanno detto: “Perché non provi a presentarla a Sanremo?”. Siccome avevo sentito delle voci che mi davano tra gli ospiti, ho chiamato Amadeus e gli ho detto: «Senti, se mai mi volessi, io accetto ma solo se sono in gara. Perché io sono una da gara”.

Così gli ho mandato la canzone e ora sono qui, felicissima, perché ogni volta che la provo l’orchestra mi applaude e questa per me è già una vittoria». Tra i 25 cantanti in gara, Iva ritroverà i vecchi amici Gianni Morandi e Massimo Ranieri: «Amadeus è intelligente e per far contenta quella fetta di pubblico a cui non piace molto il “tunz, tunz, tunz” della musica di oggi ha voluto pure noi. Ho rivisto Massimo a Sanremo Giovani ed è stato molto affettuoso con me, come sempre. Ma sono molto legata pure a Gianni. Abbiamo praticamente iniziato insieme al Disco d’oro di Reggio Emilia, un concorso a cui partecipò pure Orietta Berti.

Lui era poco più di un bambino: ricordo che arrivò accompagnato dalla sua maestra di Bologna». A Sanremo, Iva sarà accompagnata dalla figlia Michela: «Dopo una vita passata a fare la moglie e la mamma, ha deciso di prendere in mano la nostra piccola etichetta discografica, la Luvi, e ora mi bacchetta sempre: “Mamma, sei pigra, vai a provare!”. Oppure: “Mamma, non hai ancora imparato a memoria il testo della canzone”». In compenso, c’è il nipote Luca che la riempie di tenerezze: «Ora ha la fidanzatina e mi ha detto: “Nonna, tu lo sai che ascolto musica molto diversa da quella che fai tu. Ma appena potremo tornare ad abbracciarci, io ballerò la tua canzone».

Per vederli, Iva dovrà allora aspettare che finisca la pandemia, che faccia meno paura il maledetto virus che si è portato via durante la seconda ondata l’adorato fratello Antonio, mentre pure lei lottava per la vita nello stesso ospedale. «Quando ho visto schierarsi nella mia stanza un sacco di medici, ho avuto paura. Però anche quando ero con l’ossigeno dentro di me sapevo che alla fine ce l’avrei fatta. Appena potevo, facevo esercizi di respirazione e provavo a canticchiare. Nella mia vita non ho mai sofferto di depressione perché cantare per me è sempre stata una potente medicina. Quando torno a casa dopo un concerto, sono sfinita ma felice. Per questo, la prima volta che mi sono ritrovata davanti a un microfono in sala di incisione e ho risentito la mia voce, io, che non piango tanto facilmente, mi sono riempita di lacrime come una bambina: perché ho capito che avrei potuto continuare a cantare».

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