La vera storia dei Gemelli di Guidonia chi sono: Carriera, Tale e Quale, biografia

Spettacolo e Tv

Pacifico l’intrepido, Gino il cauto, Eduardo lo spensierato. Ma al telefono, durante l’intervista, parlano come se fossero un’unica persona. I Gemelli di Guidonia – che gemelli non sono, e non sono nemmeno di Guidonia – condividono l’affiatamento nella vita e sul palco: «Siamo diversi», dicono all’unisono, «ma non litighiamo mai».

Originari di Napoli, ma da trent’anni residenti in provincia di Roma, i fratelli Acciarino (in ordine di età: Eduardo 33 anni, Gino 34, Pacifico 37) sono entrati nelle case degli italiani lo scorso autunno, dominando e infine vincendo l’undicesima edizione di Tale e Quale Show che resterà segnata dall’imitazione che hanno fatto del trio più psichedelico della musica italiana: Orietta Berti, Achille Lauro e Fedez. «Durante la prima puntata del programma, Fedez ci ha citati in una storia su Instagram in cui il figlio Leone indicava me dicendo “papà”», racconta Gino. «E per noi quei like sono stati come un’altra prima serata su Raiuno. Hanno commentato milioni di persone.

È stato molto gentile e sportivo. Achille Lauro? Non si è fatto vivo, mentre con Orietta è nata una grande amicizia. Ci scambiamo messaggi, per noi è come una zia». Una zia con cui presto, durante il Festival di Sanremo, i tre musicisti e attori comici potrebbero condividere un’avventura speciale: salire a bordo della nave crociera da cui la Berti condurrà i collegamenti con la gara canora, trasmettendo una striscia quotidiana per Rai Radio 2. Il palco di Sanremo, del resto, lo avevano già avvicinato nel 2019, ospiti de L’altro Festival di Nicola Savino. «Respirare l’aria sanremese è sempre bellissimo. Noi ci sentiamo principalmente cantanti, il nostro sogno da ragazzini era quello di andare al festival.

Poi, con il tempo, i sogni si sono modificati. Magari ci arriveremo in veste di disturbatori oppure, se va male, di bibitari». La voglia di esibirsi e la capacità di far ridere, spiegano, è un dono di famiglia: «Papà è un grande barzellettiere e in casa siamo tutti amanti della musica. Nostra zia ci regalò un “Canta Tu” (il karaoke portatile, ndr) nel 1994, nel pieno boom del karaoke. Aveva capito che avevamo orecchio. Però nessuno in famiglia lavora nello spettacolo.

Papà è un militare in pensione, mamma un’insegnante. Alla fine è meglio così, se hai parenti d’arte subisci forse più pressioni. Loro sono stati molto discreti e pazienti, accettando di avere tre figli destinati al lavoro precario per eccellenza».

Piani B, di quelli seri, non ne hanno mai avuti. «Quando ci dicevano di trovare un’alternativa, rispondevamo che l’unica possibile era il piano bar. I nostri genitori si sono rassegnati quando abbiamo cominciato a esibirci, prima con gli amici, provando i testi, e poi in giro, negli spettacoli dal vivo». A benedire la loro carriera, nel 2013, è un artista che a Sanremo ha legato le sue più recenti apparizioni: Fiorello.

È a lui che il trio deve il battesimo televisivo ma anche il nome, cambiato in corsa dallo showman siciliano da “Gli Effervescenti Naturali” a “Gemelli di Guidonia”. «Eravamo fan del suo programma Edicola Fiore. Nel maggio 2013, su idea di Pacifico, decidemmo di buttarci e di andarlo a trovare. Siamo partiti con la macchina da Guidonia alle cinque di mattina, con l’idea che alla peggio ci saremmo fatti una foto con lui».

Ma quella foto non l’hanno mai scattata: colpito dalla loro esibizione, «una canzone “a cappella”, stile Neri per Caso, parodia de Nella vecchia fattoria», Fiorello fiuta il talento e li prende in simpatia. «Ci disse: “Se non avete impegni, tornate domani”. E il giorno dopo ci ha messi alla prova presentandoci Fiorella Mannoia». Da allora il sodalizio con Rosario – «lo consideriamo il nostro padre artistico» – è diventato qualcosa di simile a un’amicizia. «Durante Tale e Quale ci diceva in bocca al lupo ogni venerdì sera, e il sabato mattina ci chiamava per fare la rassegna stampa insieme. Ci sentiamo ancora per consigli vari, umani e professionali.

Ci ha insegnato a non avere fretta, a non bruciarci. A non andare ovunque senza un progetto, ma fare sempre una selezione. Per questo, dopo il programma di Carlo Conti, abbiamo investito sul live». Il loro spettacolo Tre per 2, dal nome della trasmissione che conducono nel weekend su Rai Radio 2, tornerà in teatro a Roma il 28 aprile, riportando sul palco le gag, la musica e le imitazioni diventate la loro cifra comica.

Quanto all’ispirazione, ammettono, è molto varia: musicalmente «i Neri per caso», televisivamente l’immancabile Fiorello, «la comicità di Valerio Lundini», «l’attualità», e «a costo di apparire antichi o presuntuosi, anche il buon vecchio varietà». Al gusto per la provocazione e per la risata sguaiata, i Gemelli di Guidonia oppongono una ricetta che li sta portando lontano. «Una comicità che non gioca sulle parolacce, ma sull’ironia e l’autoironia. Prendiamo in giro i personaggi senza mai offendere nessuno. È una scelta che abbiamo fatto con consapevolezza, prima che il politicamente corretto andasse di moda. E che adesso paga».

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