Doc-Nelle tue mani 2, tantissimi colpi di scena: Luca Argentero empatico, sensibile, comprensivo e umano
E’ il medico che tutti sognano di trovarsi di fronte: empatico, sensibile, comprensivo e umano. Dopo lo straordinario successo della prima stagione, trasmessa nel bel mezzo dell’inizio della pandemia, Luca Argenterò torna a vestire i panni del dottor Andrea Fanti in Doc – Nelle tue mani’, la fiction di Raiuno in onda ogni giovedì a partire dal 13 gennaio.
Dopo le “ difficoltà derivanti da quel colpo di pistola che ha cambiato tutta la sua vita, Fanti si troverà a fare i conti con lo scoppio dell’emergenza sanitaria, con l’arrivo di un nuovo primario, con le tante traversie quotidiane del suo reparto e con le sue ben note vicissitudini sentimentali. Emozionato per questa importante sfida professionale, Luca Argenterò si confessa.
«Vedrete quanti colpi di scena» Luca, che cosa devono aspettarsi i telespettatori di Doc-Nelle tue mani da questa seconda attesissima stagione? «Vi garantisco che i nostri sceneggiatori hanno fatto un lavoro incredibile. Posso assicurarvi che chi ha amato la prima stagione non potrà restare deluso da questo nuovo ciclo di episodi».
Un medical drama come il vostro non potrà non affrontare anche il tema Covid. «La prima stagione è andata in onda nel bel mezzo di una pandemia mondiale. La seconda è stata scritta mentre eravamo alle prese con gli strascichi di questa emergenza con cui ancora oggi ci troviamo, purtroppo, alle prese.
In realtà, non indugeremo troppo sulla fase critica dell’emergenza, quanto più sulla speranza, sulla possibilità di un ritorno alla normalità. E soprattutto sugli effetti che a livello psicologico, emotivo e di vita ha lasciato sui medici e su tutti noi».
Che effetto ti ha fatto calarti nei panni di un medico alle prese con la più grande emergenza sanitaria dei tempi moderni? «Ho capito l’inferno di chi, medici, infermieri e operatoti sanitari
tutti, lavora in trincea ormai da due anni. Per le riprese ho indossato la tenuta anticontagio per dieci ore di seguito e ho pensato a chi l’ha tenuta addosso per mesi. Davvero incredibile!».
Che cosa hai imparato dal dottor Fanti, dal suo ritorno alla vita, dalla sua tenace battaglia per rimettere assieme i cocci della sua esistenza? «Devo ammettere che interpretarlo rappresenta un grosso dispendio di energie emotive. Durante la prima stagione raccontavo un uomo a cui era morto suo figlio, poi tornavo a casa e trovavo mia moglie che all’epoca , era incinta. Non era facile. Credo che Andrea Fanti mi abbia reso più sensibile e più empatico.
Due caratteristiche fondamentali per chi fa il suo lavoro, ma anche per chi fa il mio. Lui, a causa dell’incidente che ha subito, fa fatica a non esprimere di getto i propri pensieri. Ecco anche io ultimamente sono diventato assai meno diplomatico».
Abbiamo lasciato il tuo personaggio diviso tra due donne: la sua ex moglie, che lui vuole riconquistare a tutti i costi, e la sua ex compagna di cui non ricordava nulla. Sul fronte sentimentale quali nuove traversie si troverà a vivere il nostro Doc? «Posso solo anticiparvi che continuerà a fare pesantemente i conti con il suo passato anche sul versante amoroso.
D’altra parte per uno come lui è difficile rinunciare al pensiero della famiglia, abbandonare quel progetto di vita che gli è stato strappato via in un modo così complicato da comprendere».
La vostra serie è stata esportata moltissimo anche all’estero dove ha raccolto enormi consensi… «E motivo d’orgoglio per me pensare che Doc sia approdato nelle Tv e nelle piattaforme di mezzo mondo. Dalla Spagna al Portogallo, dalla Francia al Giappone, dall’Australia all’America latina solo per citare alcuni dei paesi in cui siamo arrivati.
Una bella novità se pensiamo al fatto che prima come contenuti televisivi esportavamo solo mafia e qualche santo. Ed è anche un modo per sottolineare come il sistema sanitario italiano sia un’eccellenza del nostro paese e gli vada riconosciuto più di un merito nella difficile gestione di questa emergenza».
La prima stagione di Doc è andata in onda nel bel mezzo del primo lockdown. Il tema medicina era inflazionatissimo, c’era il rischio di una reazione di rigetto da parte del pubblico e invece le cose sono andate diversamente tanto che siete stati addirittura la fiction più vista dal lontano 2007. Quanto senso di responsabilità e quanta ansia per questi risultati in vista di questa seconda stagione?
«Ero terrorizzato alla vigilia della partenza della serie e lo sono anche oggi. La seconda stagione di una fiction è sempre un banco di prova importante a maggior ragione se si hanno alle spalle risultati cosi importanti, addirittura da nove milioni di telespettatori. I numeri contano è inutile negarlo. Ho parecchia ansia, ma anche tanta fiducia. Sono certo della bontà del nostro lavoro».
«Per me è stato un anno speciale» La pandemia ha lasciato giocoforza strascichi emotivi e psicologici in ciascuno di noi e ci ha permesso di guardarci dentro. A te quali riflessioni ha suggerito?
«Credo che nessuno abbia ancora del tutto metabolizzato e digerito questa situazione, a maggior ragione chi ha subito dei lutti a causa del Covid. Gli effetti saranno un’onda lunga purtroppo, per molti medi-ci che sono stati & in prima linea si parla già di sindrome post traumatica da stress, proprio come accade a chi va in guerra. Io ho avuto mia figlia in lockdown per questo sin da allora le mie preoccupazioni erano proiettate principalmente su di lei, su che tipo di mondo vedrà e vivrà. Mi fa strano pensare che da quando è nata ha visto praticamente sempre persone con la mascherina».
Il 2021 è stato un anno importante per te: grandi successi professionali e le nozze con Cristina Marino. «Il matrimonio è stato un gesto naturale, è stato mettere la ciliegina sulla torta della nostra famiglia. Forse è scaturito dal desiderio mio e di Cristina di poterci chiamare ufficialmente marito e moglie. Ci siamo sposati in occasione delle prime riaperture, in un’atmosfera particolarmente intima ed emozionante visto che eravamo circondati da poche persone, dai nostri affetti più cari. Il 2021 è stato senza dubbio uno degli anni più brutti della nostra storia recente, per la mia piccola storia personale, però, per molti versi, è stato davvero unico e indimenticabile».