Tarcisio Burgnich: chi è e chi era, età, moglie, morto, figli e Inter
Tarcisio È morto questa notte tra il 25 e 26 maggio 2021 l’uomo era affetto da tempo da una lunga malattia, è scomparsa all’età di 82 anni. Molti lo ricordano per le sue giocate da difensore centrale con moltissime squadre italiane di prestigio, era soprannominato la roccia per la sua caparbietà e soprattutto per la sua prestanza fisica.
Indossare la maglia nerazzurra per 12 stagioni dal 1962 al 1974, aggiungendo 467 presenze e segnando 6 gol. Grazie al suo gioco, il suo carattere e la sua determinazione sono diventati “la Roccia” della squadra della Grande Inter, vincendo otto trofei: quattro titoli scudetto, due Coppe di Champions e due Coppe Intercontinentali. Congratulazioni a Tarcisio Burgnich! FC Internazionale Milano e tutti i tifosi.
Narcisio Burgnich, nato a Ruda (Udine) il 25 aprile 1939 (80 anni). Ex calciatore, di ruolo difensore. Giocatore di Udinese (1958-1960), Juventus (1960/1961), Palermo (1961/1962), Inter (1962-1974) e Napoli (1974-1977); vincitore di cinque campionati italiani (quattro con l’Inter, uno con la Juventus), una Coppa Italia (col Napoli), due Coppe dei campioni (con l’Inter), due Coppe intercontinentali (con l’Inter) e una Coppa di lega italo-inglese (col Napoli).
Militante della Nazionale italiana (1963-1974), con cui fu campione d’Europa nel 1968 e vicecampione del mondo nel 1970. Ex allenatore, dal 1978 al 2001 (Livorno, Catanzaro, Bologna, Como, Genoa, Vicenza, Cremonese, Salernitana, Foggia, Lucchese, Ternana, Pescara). «In definitiva, sono stato di più in camera con Facchetti che con mia moglie. Si andava in ritiro il venerdì mattina quando c’erano le coppe, poi si dormiva insieme, sia all’Inter che in Nazionale. Ci volevamo bene»
«Fu Armando Picchi a chiamarlo “Roccia”. In una partita con la Spal arrivarono a contendersi il pallone Novelli, un’ala veloce, e Burgnich. Novelli rimbalzò a tre metri e rimase a terra come l’avesse investito un camion. “Ti capisco, sei andato a sbattere contro una roccia”, andò a consolarlo Picchi, che era un ex» (Gianni Mura)
«Il padre, Ermenegildo, lavorava alla Snia, a Torviscosa. Aveva fatto la guerra del ’15-’18 con la divisa degli austriaci (“era in Marina, a Grado”). “Da bambino tenevo al Toro. Dopo Superga, in classe piangevo e i compagni mi prendevano in giro.
Tra noi giocavamo il derby della Mole: le milanesi erano una realtà lontanissima. Facevamo il pallone riempiendo di fieno secco le calze di nylon: erano passati gli americani. Oppure palleggiavamo con le pallette da cricket che lasciavano gli inglesi. Per vedere un pallone vero, ce n’è voluto”» (Mura). «Ragazzino, cominciò a giocare con i fratelli a Ruda, nel profondo Nord friulano, cinque figli in una famiglia di tanto lavoro e poche parole» (Pietro Cabras).