Piera Detassis chi è la giornalista, saggista e critica cinematografica
Sono nati nel 1955 i Premi David di Donatello per il cinema. Hanno visto la luce sull’esempio degli Oscar americani, ma con una statuetta molto più antica scolpita a Firenze dal maestro del Rinascimento e riprodotta oggi dagli artigiani toscani.
In questi sessantasei anni di storia, Piera Detassis è la prima donna presidente e direttore artistico dell’Accademia del cinema italiano che assegna i riconoscimenti. La serata di premiazione 2021 va in diretta su Raiuno, l’11 maggio: conduce Carlo Conti. «Sono molto grata a lui e a tutta la squadra della Rai che ci appoggia», commenta la Detassis che è alla sua quarta edizione dei David. «Ormai ci sono molte donne ai vertici di istituzioni anche più impegnative della mia, come l’Istituto Luce Cinecittà, ma il nostro Paese resta comunque in ritardo sulla parità di genere».
La carriera di Piera è stata tutta al servizio del cinema italiano. «Sono partita da una famiglia ottima, ma priva di mezzi, perciò per mantenermi ho cominciato a insegnare nelle scuole della bassa veronese, poi scappavo per seguire le lezioni al Dams a Bologna e magari, senza dormire, correvo a Roma da Sergio Leone. Ho vissuto fra due mondi finché, appena ho ottenuto la cattedra a scuola, mi sono dimessa: ho lasciato la sicurezza del posto fisso per dedicarmi a cinema e giornalismo, le mie passioni.
Ho lavorato per varie testate, poi, nel 1986, fui assunta a Ciak». Il mensile di cinema, alla direzione del quale è arrivata nel 1997 e vi è rimasta per 22 anni. Poi, nel 2019 è approdata in Hearst, la nostra casa editrice, con la qualifica di Editor at large Cinema ed Entertainment. La giornalista è stata anche tra i fondatori della Festa del cinema di Roma, che ha pure guidato, e da 31 anni è direttrice del Festival di Tavolara, che si tiene a luglio.
Fin dall’inizio del suo mandato come presidente dei David la Detassis si è impegnata per riformarne la giuria – composta da circa 1.500 persone – a vantaggio di una maggiore presenza femminile. «Ogni volta che entra un componente maschile, io porto dentro anche una donna, a parità di meriti. Poiché vi sono ammessi tutti i premiati e i nominati delle varie categorie, storicamente era fatta soprattutto di uomini. E poi ho realizzato un’opera di pulizia, eliminando le categorie che non c’entravano nulla col cinema.
Il tutto a vantaggio di una maggiore trasparenza e meritocrazia». Il risultato si vede: per la prima volta quest’anno ci sono più nomi femminili tra le nominations. «Ne sono molto orgogliosa, abbiamo due donne nella categoria miglior film e miglior regista: Emma Dante con Le sorelle Macaluso e Susanna Nicchiarelli con Miss Marx. Ce ne sono due per il miglior documentario: Valentina Pedicini (scomparsa a fine 2020) e Francesca Mazzoleni.
E due anche tra le migliori registe esordienti: Ginevra Elkann e Alice Filippi. Non so se porteranno a casa i premi, ma essere in gara è già un passo avanti». E poi c’è il progetto Maestre, «che promuove i mestieri del cinema al femminile. Un vero programma di formazione sul quale punto sempre di più». Altra novità introdotta da Detassis è il David dello spettatore, per il film che ha avuto maggior successo di pubblico: quest’anno andrà a Tolo Tolo di Checco Zalone.
Cos’altro possiamo aspettarci dalla cerimonia? «Sappiamo a chi saranno assegnati premi speciali, destinati a personalità che magari non hanno mai ricevuto un David, ma si sono distinte per la loro lunga carriera, il talento e l’internazionalità. Quest’anno vanno a Sandra Milo, Diego Abatantuono e Monica Bellucci». E, a differenza del 2020, la serata vedrà tutti i candidati in presenza. «Per non sacrificare nessuno, abbiamo organizzato l’evento in due location: agli studi televisivi Fabrizio Frizzi della Rai, da dove condurrà Carlo Conti, e poi al Teatro dell’Opera. Tutto questo è possibile grazie ai protocolli sanitari.
Gli stessi che hanno permesso un livello di sicurezza tale da mantenere aperti i set in Italia, che in questi mesi sono arrivati a 220. Un numero davvero importante per il nostro Paese, che è stato in grado di attrarre anche troupe straniere». Se lo spettacolo dal vivo e le sale cinematografiche hanno sofferto molto per le chiusure, non è stato così per le produzioni. «Quel settore ha continuato a funzionare bene, anche per la grande domanda di serie Tv. Per questo, uno speciale Riconoscimento d’onore andrà a tutti i professionisti sanitari che hanno consentito ai set italiani di proseguire il lavoro in sicurezza».